Un ambulatorio da primato in Puglia e tra i primi 20 in Italia. Gli Ospedali Riuniti di Foggia, grazie ad una equipe di specialisti, si candidano ad essere un punto di riferimento per lo scompenso cardiaco. “Nel nostro policlinico riusciamo a coprire tutto il continuum della malattia – ha spiegato il direttore della struttura complessa Cardiologia universitaria, Natale Brunetti -, dai casi più gravi che richiedono il ricovero in terapia intensiva all’ambulatorio dedicato a questi pazienti, fino ai casi limite che vengono trattati in day service o a casa attraverso l’attività domiciliare. A questo si aggiunge il servizio di riabilitazione post acuzie. Così riusciamo a centrare il doppio risultato del miglioramento dell’efficacia terapeutica e della riduzione dei costi in uno dei drg che pesa maggiormente sul Sistema sanitario nazionale”.
La patologia, molto diffusa in Italia, è spesso sottovalutata, visto che il tasso di mortalità in ospedale è di 1 paziente ogni 10, la cui incidenza peggiora dopo i 5 anni, provocando il decesso di una persona su due. Per questo, il prossimo 18 maggio, l’ambulatorio sarà aperto ai cittadini per la distribuzione di materiale informativo e per le visite di diagnosi. “Attualmente – ha spiegato il responsabile, Michele Correale – abbiamo circa 300 pazienti seguiti in maniera attiva. Una settantina con una forma particolare di scompenso cardiaco destro legato a problemi polmonari. Inoltre, abbiamo 40 pazienti talassemici e 110 pazienti sottoposti a resincronizzazione cardiaca”.
Numeri piuttosto importanti, capaci di segnalare un fenomeno diffuso anche in provincia di Foggia. Per questo, gli OO.RR. si sono dotati di una serie di servizi che permettono di “chiudere la filiera” dell’offerta di salute. In terapia intensiva, come spiegato dallo specialista Riccardo Ieva, “viene ristabilito l’equilibrio del paziente”, con l’obiettivo “di metterlo nelle condizioni di ripartire”. Ripartenza che può essere inframmezzata da un “pit-stop” nel day service, gestito dal dottor Guglielmo Maulucci. “È importante fare il punto in tempi brevi – ha spiegato il responsabile del servizio -, per migliorare i percorsi di cura e ridurre il periodo di ricovero in ospedale. Oggi riusciamo ad avere un riepilogo puntuale della situazione in un solo giorno”. Lasciare le corsie del nosocomio in tempi contenuti, infatti, può avere effetti positivi sul paziente. Per affrontare al meglio le esigenze della popolazione maggiormente colpite dalla patologia (gli over 65), è stato attivata l’assistenza domiciliare. “Ormai riusciamo a portare a casa tutta la strumentazione utile, possiamo svolgere ecografie a domicilio – ha commentato il responsabile Michele Carrone -, ovviamente con il supporto della famiglia o del badante. Portare l’ospedale a casa, come si suol dire, ci permette di seguire il cittadino in tutto il suo percorso assistenziale”.
L’ultimo passaggio è quello della riabilitazione. Un nodo tutt’altro che residuale, come spiegato da Michele Paternoster. “Quando lo scompenso diviene cronico, i rischi aumentano. Per questo un buon approccio riabilitativo permette di migliorare le aspettative di vita”. Il direttore generale dell’ospedale, Vitangelo Dattoli, ha puntato molto su questo percorso di sensibilizzazione. “La nostra azienda si pone come obiettivo quello di migliorare gli approcci terapeutici – ha commentato -, in questo caso, attraverso l’informazione delle attività ambulatoriali, miriamo ad offrire una risposta valida alle esigenze dei pazienti e delle famiglie. La diagnosi precoce, anche in questa patologia, è un elemento determinante per convivere bene e a lungo con una malattia molto diffusa”.