È convocata per mercoledì la riunione della segreteria regionale del Partito democratico, nel corso della quale si parlerà del recente documento di critiche all’operato del presidente Emiliano, prodotto dai Segretari provinciali del PD di Taranto, Brindisi e Lecce. Dalla Capitanata la segretaria Lia Azzarone, come fanno sapere fonti a lei vicine alla nostra testata web, attende l’esito di quella segreteria per porre all’ordine del giorno della discussione provinciale un po’ di temi che in questo momento agitano le popolazioni daune. Dai PPT alle royalties degli idrocarburi sui Monti Dauni, che potrebbero essere utilizzate per delle grandi opere, non condivise da alcuni territori, ottenute come ristoro e compensazione per la realizzazione dei villaggi abitativi per migranti lavoratori stagionali. Un’altra scelta, spesso non condivisa dalle comunità.
A molti Comuni la Regione ha offerto dei finanziamenti “chiavi in mano” per delle opere a scelta dei vari sindaci pur di avere degli insediamenti di 400 migranti nelle campagne. Tommaso Sgarro è componente delle segreteria sebbene non sia in Direzione provinciale, dopo gli esiti divisivi dell’ultimo congresso, e guarda con scetticismo alle nuove operazioni.
“Che ci sia uno strisciante malcontento al di là delle correnti e dei singoli posizionamenti nel Pd pugliese è cosa ormai nota – spiega a l’Immediato il dirigente cerignolano ai rapporti con l’Europa – il Pd appare imbrigliato sulle questioni di Michele Emiliano e ha la difficoltà di rilanciarsi a livello nazionale e pugliese, dove paghiamo lo scotto di una gestione non positiva su alcuni territori, tra cui Taranto che è quello più colpito. Certe attenzioni del Governatore su Taranto sono state giuste o sbagliate? Oggi si raccolgono tutte le lagnanze per il capolista barese alle scorse Politiche, il segretario Ubaldo Pagano. Siamo ancora dentro la lunga scia del 4 marzo, il segno e il sintomo a livello regionale sono quelli di un Pd molto inquieto. Emiliano spara su Roma, ma non se la passa meglio in casa, alcuni suoi comportamenti sono assimilabili a quanto lui osteggia a livello nazionale”.
Che gliene sembra dei silenzi foggiani nel Pd? “Che noi siamo un’anomalia dentro il Pd pugliese è cosa assodata, Foggia è un buco nero all’interno di tutte le dinamiche sia politiche sia amministrative. Le questioni sono tante: il Gino Lisa, il ristoro degli idrocarburi, questa provincia non se la passa bene. Dal punto di vista più generale hanno paura tutti di toccare Foggia, dove c’è una situazione di grande instabilità”.
Nonostante la nomina Aqp sia stata già abbondantemente discussa dalla segreteria regionale del lunedì scorso e durante la direzione da parte di tutti sia stato lanciato un segnale contrario alla nomina, con la posizione del segretario regionale, che è arrivato anche allo scontro con il presidente della Regione, il dibattito non si placa. “Capisco i segretari provinciali di Taranto, Brindisi e Lecce, il loro segnale forse non è ortodosso, ma li capisco nell’istante in cui troppi giocano su più tavoli e tutti puntano al rilancio, non si fa nulla per rilanciare il Pd con una critica positiva- continua Sgarro- Personalmente ho avanzato l’ipotesi dell’azzeramento della Giunta Emiliano con un rilancio complessivo. La verità è che anche il partito sa poco di quello che è nella testa di Michele Emiliano e di come si voglia dar seguito ad una tenuta complessiva della sua azione di governo. O il partito torna ad essere il punto di riferimento sulle scelte oppure che senso ha rimanervi dentro se poi si pescano manager altrove? Le deleghe del governo regionale non sono di secondaria importanza, una migliore distribuzione delle deleghe sarebbe importante per un rilancio. L’idea non è giocare alle figurine, l’idea è che la strategia cambi, per capire quali sono i temi in agenda per questi ultimi 2 anni. Ma se arriva a bruciapelo la situazione dei PPT, che bypassa il partito regionale e quello locale e gli stessi assessori del Pd, siamo di fronte ad un problema perché vuol dire che la parola rilancio serve solo a trascorrere le settimane e a rinviare le questioni. Viviamo il conflitto tra partito e istituzioni, sembra che ci stiamo sempre a guardare l’ombelico, ragioniamo solo di spartizioni di poltrone, ma abbiamo ancora 2 anni di governo davanti a noi, abbiamo il dovere di rilanciarci come Pd altrimenti perderemo ancora. Molti cominciano a fare fatica a rimanerci dentro, in una logica continua di impallinamento, dalla Puglia verso Roma. Adesso per una legge del contrappasso Emiliano sta subendo attacchi dai vari livelli provinciali. Se Sparta piange Atene non ride, si sta eludendo la voglia di confrontarci seriamente per dire le cose come stanno. C’è chi gioca a fare il cattivo, ma il 2019 con le Europee è vicino, e in Puglia abbiamo la partita dei grandi centri: Bari, Foggia, San Severo, Lucera. È arrivato il momento di dare una riassettata seria al motore, c’è da delineare una nuova strategia, che deve partite dal Pd e non da un fronte largo e senza confini. La strategia civica tout court ha esaurito la sua spinta, forse Emiliano ha in mente operazioni ancora più ampie con Di Cagno Abbrescia, ma esse non sono tollerabili, come dicono i segretari. Che senso avrebbe allora restare nel Pd?”.
Secondo Sgarro per le amministrative vicine del 2018, il prossimo 10 giugno, il Pd dovrà essere “accompagnato dalla fortuna”. “Ci possiamo salvare solo con la fortuna e la comprensione da parte di pezzi del’elettorato dell’impreparazione dei Cinque Stelle. Noi siamo in ritardo, i Comuni sono lasciati a loro stessi in Capitanata. C’è da fare una profonda riflessione, sta mancando un fil rouge. Oggi le sedi si vanno chiudendo, noi stiamo chiudendo nei piccoli centri, abbiamo situazioni di grande difficoltà. Anzano non ha una sede, la stessa Bovino, dove si vota. Siamo nella difficoltà di immaginare una strategia sul territorio, io non sono in direzione, alla precedente tornata amministrativa non è stata fatta neppure una riunione per presentare i candidati, adesso ci stiamo muovendo ad occhio e questo non fa bene, se la provincia di Foggia diventa il vallo di Adriano e il Pd pugliese non si riesce a guardare negli occhi, se non si capisce che una strategia per ripartire serve davvero, non potremo rilanciarci: non basta soltanto incontrarsi saltuariamente in segreteria”.
Fanno eccezione i consiglieri regionali, chi in tour chi da stimolo. Il Pd è diventato un partito degli eletti? “Spero di no, il Pd era il partito dei militanti, con una struttura e una organizzazione, se diventiamo il partito degli eletti avremo molta poca strada, capisco che è cambiata l’idea di democrazia, è cambiato il mondo però noi siamo ancora una democrazia parlamentare che si fonda con i partiti filtro tra le istanze dei cittadini e le urgenze legislative. Far saltare quel filtro è preoccupante, apre alla democrazia diretta che non è mai un bene, perché la folla tra Gesù e Barabba, sceglie sempre Barabba. Non possiamo limitarci ad essere dei comitati elettorali o luoghi per l’affermazione di alcune maggioranze”.
Dai Giovani Dem
Più morbido con il Governatore Emiliano Francesco Di Noia segretario regionale Gd anche lui componente della segreteria regionale: “Il dissenso è il sale di ogni organizzazione basata sul principio democratico e la dialettica interna ne è il fisiologico corollario. Mi chiedo, però, perché i 3 Segretari provinciali non abbiano sollevato queste critiche nella Direzione regionale del Pd Puglia di lunedì scorso (alla quale almeno 2 di loro erano presenti). Il vizio di spostare sui media il dibattito interno al PD è una delle cause della nostra delegittimazione agli occhi dell’opinione pubblica. Avrei compreso se la lettera fosse arrivata dopo una discussione interna infruttuosa (ripeto: l’occasione l’hanno avuta meno di una settimana fa nell’ambito dell’organo nel quale si traccia la linea politica del partito regionale). Ma la tempistica e la modalità delle legittime critiche mosse a Michele Emiliano – alcune delle quali astrattamente condivisibili (penso all’affaire Di Cagno Abbrescia) – oltre all’appartenenza dei tre Segretari all’area renziana, depotenziano la loro uscita e ne danno una lettura funzionale al conflitto tra correnti”.
Sulla tematica della nomina in Aqp è intervenuto anche il consigliere regionale di opposizione di LeU Mino Borracino: “Il metodo dell’uomo solo al comando (contestato da Emiliano a Renzi, ma da lui stesso apertamente applicato in Puglia), le politiche e le scelte in materia sanitaria, le nomine in Enti di importanza strategica di persone del centrodestra (quella di Di Cagno Abbrescia al vertice di AQP è solo l’ultima in ordine di tempo) sono gli elementi che da tempi non sospetti hanno causato il crescente disagio di Sinistra Italiana all’interno della maggioranza, fino a determinarne la fuoruscita. Lo sconcerto dei tre segretari provinciali del PD di fronte alle iniziative del presidente Emiliano non solo è condivisibile, ma parla anche a quanti “di fronte a queste scelte, appunto sconcertanti” spera che si possa correggere il tiro attraverso un’operazione di rimpasto in Giunta”.