Nella relazione che ha portato allo scioglimento del Comune di Mattinata, emerge chiaramente lo spaccato criminale che per anni ha tenuto in scacco il centro garganico. 28 pagine fitte fitte di nominativi, società, pezzi di politica cittadina e parentele con un unico comune denominatore: la presenza del clan Romito ed in particolare dei capi Francesco Pio Gentile, Francesco Scirpoli, Antonio Quitadamo detto “Baffino” e Francesco Notarangelo detto “Natale” (nelle foto in alto), tutti sodali di Mario Luciano Romito, il boss di Manfredonia morto ammazzato il 9 agosto 2017 nella strage di San Marco in Lamis.
Dopo un cappello sulla storia delle faide locali e sullo scacchiere criminale che domina la zona, il prefetto di Foggia Massimo Mariani che firma la relazione, parla così dei Romito: “Un clan che ha costituito un punto di riferimento non solo per i Libergolis di Monte Sant’Angelo ma anche per noti esponenti della Società Foggiana e di altre consorterie attive in Puglia e in altre regioni. Si possono segnalare i rapporti con il clan Cesaro-Taurino di Taranto negli anni ’90 e con esponenti apicali delle ‘ndrine calabresi del reggino. Secondo le acquisizioni investigative vi sarebbe stata l’affiliazione, con il grado di “Santista”, di Francesco Romito, capostipite del clan conosciuto come Ciccillo u’ matnates e di due dei suoi figli, Franco e Mario Luciano entrambi assassinati in agguati di stampo mafioso. L’altro figlio è Michele Antonio, anche lui tra gli arrestati nella maxi operazione “Iscaro-Saburo” quando venne sgominata tutta l’organizzazione dell’epoca attraverso un totale di 44 condanne, di cui 3 ergastoli e l’affermazione della sussistenza dell’associazione mafiosa “Clan dei Montanari”. In “Iscaro-Saburo” emerse il ruolo dei fratelli Franco e Mario Luciano non solo come soggetti collocabili nel contesto mafioso garganico ma anche come “agenti provocatori” che agirono a scapito del gruppo Libergolis dando il via ad una lunga serie di omicidi”.
Stando alla relazione è il gruppo Gentile a dominare la scena su Mattinata in quanto vicini ai Romito soprattutto per vincoli di carattere familiare e criminale. “In una posizione di vertice – scrive il prefetto – si colloca Francesco Pio Gentile, figlio di Maria Romito, sorella del defunto Francesco, capostipite del clan. Gentile è dunque cugino diretto di Franco e Mario Luciano (uccisi in agguati) e di Michele Antonio, unico superstite e figura di spicco della famiglia”.
Assieme a Gentile, ecco spuntare gli altri boss: Francesco Scirpoli, pluripregiudicato più volte tratto in arresto, Antonio Quitadamo “Baffino”, con numerosi precedenti e Francesco Notarangelo, anche lui spesso ammanettato dalle forze dell’ordine. Tutti personaggi coinvolti in operazioni di rilievo come “Età Moderna” e “Ariete”. Nella relazione si ricorda anche che Quitadamo nel 2011 e Gentile nel 2016, sfuggirono ad agguati mafiosi.
Candidati e parentele
Inevitabili, in una realtà di circa 6mila abitanti, i collegamenti tra criminalità e politica. “Nelle consultazioni elettorali del 2014 – si legge – è stato eletto alla carica di sindaco, Michele Prencipe, sostenuto dalla lista civica “Mattinata Riparte” che prevaleva sulle altre tre liste – tutte civiche – presentatesi alle elezioni. Occorre evidenziare che i seguenti candidati – peraltro non eletti – risultavano avere collegamenti diretti, di affinità o parentali con soggetti a diverso titolo riconducibili ad ambienti criminali locali e della più estesa area garganica: Antonio Di Mauro, “Mattinata in Movimento”, nipote di Francesco Pio Gentile; Cesare Di Bari, “Scelgo Mattinata”, nipote di Francesco “Ciccillo u’ matnates” Romito; Michele Di Mauro, “Scelgo Mattinata”, presidente della cooperativa “Athena Service”, inserita nell’elenco delle ditte del Comune, coniugato con Maria Gentile, figlia di Giovanni, quest’ultimo fratello del boss Francesco Pio. Libera Scirpoli, “Scelgo Mattinata”, sorella di Francesco Scirpoli, socia con la madre della Tor di Lupo sas ed ex segretaria del PD di Mattinata”.
La logica “spartitoria”
Sulla sas degli Scirpoli ecco cosa riporta la relazione: “Il chiosco-bar in località Punta Grugno, agro di Mattinata, è in concessione alla società Tor di Lupo sas. La stessa dispone della concessione demaniale marittima, di un tratto di arenile sul quale installare una struttura da destinare a chiosco bar e servizi. Il chiosco-bar è in realtà gestito da Francesco Scirpoli che è anche dipendente della Tor di Lupo sas. Il locale è frequentato da pregiudicati nonché da appartenenti alle precedenti amministrazioni comunali e a parenti di componenti dell’attuale. In data 8 agosto 2017, la società veniva autorizzata a svolgere manifestazioni a tema, nel periodo dall’8 agosto al 7 settembre con la possibilità di occupare un’area demaniale marittima. È stato tuttavia accertato che il chiosco-bar è stato usato per realizzare serate danzanti sulla spiaggia. Il boss ha inoltre acquistato per il tramite della Tor di Lupo un terreno immediatamente a ridosso dell’arenile, in corrispondenza del chiosco, utilizzato come parcheggio a pagamento per i frequentatori del chiosco stesso, ai quali fornisce, a noleggio, anche lettini e sedie sdraio. Per quest’ultimo servizio (noleggio attrezzature da spiaggia) non risulta esservi alcuna autorizzazione”.
D’altronde, a pagina 18 della relazione, il prefetto parla apertamente della presenza dei boss in vari settori imprenditoriali, in una logica “spartitoria”. “Il dato impressionante – scrive Mariani – è certamente rappresentato dal fatto che in tutte le ditte o nelle vicende amministrative oggetto di disamina, si registra quale denominatore comune, la presenza diretta o indiretta degli esponenti della criminalità organizzata più e più volte citati o di persone a loro vicine”.
Non sono da meno, Notarangelo e Quitadamo in questo senso. Al primo è riconducibile un parcheggio costruito in zona Parco e di recente finito sotto sequestro, gestito dalla “Green Park” della figlia e del genero del boss, al secondo vanno invece ascritti interessi sul cimitero e aree verdi. Nella “Quadrifoglio srl” figura Berardino Quitadamo, cugino di primo grado di Antonio e Andrea Quitadamo (“Baffino” e “Baffino junior”). Attualmente Renato Quitadamo (fratello dei due “Baffino) è dipendente della Tecneco srl, azienda che si occupa dello smaltimento rifiuti per il Comune di Mattinata. Alcuni mezzi della Tecneco furono inoltre ritrovati nel parcheggio di Notarangelo.
“La Commissione – è scritto nella relazione – ha posto in evidenza che le ditte invitate per questi interventi siano sempre le stesse, gli importi siano sempre sotto la soglia dei 40mila euro e, in ultimo, che queste poche ditte sono riconducibili a soggetti controindicati che in tal modo rafforzano il proprio stato, radicano la loro presenza nei rapporti con la pubblica amministrazione, conquistando un consenso sociale non più legato solo all’intimidazione ma anche alla capacità di corrispondere a esigenze della collettività”.
Torneremo sulla relazione nei prossimi giorni per analizzare altri capitoli della vicenda.