di MICHELE IULA
Il nuovo albo nazionale dei direttori generali delle aziende sanitarie promuove solo 3 foggiani. E lascia alcuni scontenti sul campo. Tra questi, il direttore amministrativo degli Ospedali Riuniti, Michele Ametta, e il direttore generale dell’Asl Bat, Alessandro Delle Donne, nominato poche settimane fa. Nell’elenco figurano, invece, l’attuale direttore sanitario dell’Asl di Foggia, Antonio Battista, la sua storica collaboratrice (ora in direzione all’ospedale Tatarella di Cerignola) Daniela Pedà e, unico tra i non sanitari, il dirigente del comune di Foggia, Carlo Dicesare.
Il nuovo meccanismo fortemente voluto dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin punterà a migliorare il sistema di valutazione dei manager, slegandone le sorti dagli andamenti politici. I nomi presenti nell’elenco sono stati valutati da una commissione ad hoc nominata dal ministero, come previsto dal decreto legislativo 171/2016. La commissione, presieduta dal vice avvocato generale dello Stato, Gabriella Palmieri, ha completato la valutazione la scorsa settimana. Solo coloro che sono inseriti nell’elenco nazionale potranno partecipare alle selezioni indette dalle Regioni per il conferimento degli incarichi apicali. L’idoneità avrà una validità di quattro anni (salvo i casi di decadenza previsti dal legislatore) e l’elenco sarà aggiornato con cadenza biennale. Tre i principali requisiti richiesti per l’iscrizione all’elenco figurano: laurea ed esperienza dirigenziale di almeno cinque anni nel settore sanitario o di sette anni in altro settore; età non superiore a 65 anni; attestato di formazione in materia di sanità pubblica e di organizzazione e gestione sanitaria.
Nella commissione nazionale c’era anche il direttore del dipartimento Salute della Regione Puglia, Giancarlo Ruscitti, che a l’Immediato ha spiegato le ragioni delle “esclusioni” illustri. “Non è stato escluso nessuno degli attuali direttori generali della Puglia – ha commentato -, eccetto Delle Donne, che tuttavia era già presente in altri elenchi ed è stato nominato con la vecchia norma. Circa 300 su scala nazionale, invece, sono stati ritenuti non idonei”.
Un “filtro” importante, nella fase della valutazione, è stato il “possesso di un corso di management riconosciuto dalla Regione di appartenenza”. Infatti, molti dirigenti hanno svolto corsi non riconosciuti (Ametta all’Università di Foggia, Delle Donne alla Bocconi), e per questo non hanno superato questo passaggio. Altri, come l’attuale direttore dell’Asl di Foggia, Vito Piazzolla, ed il collega della Asl Brindisi Giuseppe Pasqualone lo hanno sostenuto in Basilicata. “In questo caso – commenta Ruscitti -, abbiamo avuto garanzie sul riconoscimento regionale. In altri casi, invece, il possesso di corsi presso università prestigiose (Bocconi e Sant’Anna di Pisa, NdR) non è bastato”.
Il problema, tuttavia, è che un corso per manager riconosciuto dalla Regione Puglia manca dal 2012. Perciò alcune figure apicali sono state tagliate fuori, mentre altri sono ancora idonei perché parteciparono alla tornata voluta dall’allora governatore Nichi Vendola. Il punto è che non si comprende il motivo per cui non sia stato ripetuto quel corso. Eppure, con una delibera di Giunta del 21 dicembre 2016, Michele Emiliano aveva sottoscritto l’accordo con l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, “finalizzato alla definizione ed organizzazione di un programma di formazione manageriale articolato in: corso per direttori generali, sanitari ed amministrativi; corso per direttori di dipartimento e direttori di struttura complessa; corso per altre figure professionali in base al fabbisogno formativo espresso dalla Regione o dalle singole aziende sanitarie”. “Non spetta a me spiegare le ragioni per le quali non è stato fatto – conclude Ruscitti -, io sono arrivato qui nel 2016. In ogni caso, per legge, l’intero percorso formativo deve durare almeno 18 mesi. Evidentemente, non c’erano i tempi tecnici per metterci il linea”. In realtà, il dirigente regionale è stato nominato a settembre di quell’anno, dunque prima dell’atto. Il corso, comunque, non sarebbe terminato prima della stesura dell’elenco nazionale degli idonei.