Banchetto questa mattina a Piazza Cesare Battisti per raccogliere firme per l’appello “Mai più fascismi”, promosso a livello nazionale da un cartello di associazioni, sindacati, partiti e movimenti rispetto alla minaccia per la democrazia rappresentata nel Paese dal moltiplicarsi di organizzazioni neofasciste e neonaziste, che diffondo il virus della violenza, della discriminazione, dell’odio, del razzismo, della xenofobia.
Ieri a Palazzo Dogana c’è stata la conferenza stampa di Acli, Ambasciata di Pace, Anpi, Arci, Auser, Cgil, Cisl, Libera, Liberi e Uguali, Pci, Partito Democratico, Prc, Psi, Uil, Uisp, oltre che da organizzazioni giovanili Giovani Democratici, Link, Rete della Conoscenza, Ukronia. Nel manifesto-appello diffondono un invito all’unità e un invito alle “Istituzioni a operare perché lo Stato manifesti pienamente la sua natura antifascista in ogni sua articolazione, impegnandosi in particolare sul terreno della formazione, della memoria, della conoscenza e dell’attuazione della Costituzione. Per questo, uniti, lanciamo un allarme democratico richiamando alle proprie responsabilità tutti i livelli delle Istituzioni affinché si attui pienamente la XII Disposizione della Costituzione (“È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”) e si applichino integralmente le leggi Scelba e Mancino che puniscono ogni forma di fascismo e di razzismo”.
Fabio Carbone delle Acli è duro nella sua analisi. “La società viene da una questione materiale che ha creato un disagio sociale, che sta producendo degli effetti collaterali, riconducibili al fatto che alcune formazioni neofasciste si stanno reintroducendo con forza negli stati sociali meno abbienti. I fatti di Macerata stanno portando ad un ritorno veemente degli scontri diretti, è sintomatico di accadimenti che non hanno bisogno di commentarsi, c’è bisogno di una reazione forte da parte delle istituzioni, con un percorso di denuncia. Le associazioni e soprattutto i partiti devono trovare una formula vincente intesa a far conoscere alle nuove generazioni i valori della Costituzione”, spiega a l’Immediato.
Ci sono colpe della sinistra in questa “onda nera”? Mimmo Di Gioia dell’Ambasciata di Pace non fa sconti. “La sinistra negli ultimi tempi ha finito di fare il suo ruolo di attenzione ai fenomeni nuovi che c’erano nella società italiana legati alla crisi economica. Questo non vuol dire giustificare o dare stura al fascismo ma vuol dire aver mancato alla soluzione dei problemi. La politica deve risolvere i problemi, non può tollerare che i problemi marciscano. Non avendo svolto questo dovere che aveva, purtroppo adesso ci ritroviamo nella condizione di riprendere l’articolo della Costituzione, che pur dice che ripudia il fascismo e quindi bisogna che le leggi che ci sono e che quello sul territorio avviene venga non solo stigmatizzato, ma fermato. Questa è una deriva che non sappiamo dove va a finire. Anche a Foggia la deriva ha dei connotati fascistoidi se non fascisti molto rilevanti, ritornano le scritte sui muri e nelle scuole, manca l’impegno della scuola nell’educazione all’antifascismo. I programmi si fermano alla Prima Guerra Mondiale e non si parla del periodo buio del fascismo in Italia”.