Ancora aggressioni nel carcere di Foggia. Nonostante manifestazioni e sit-in la situazione resta drammatica, soprattutto a causa del sovraffollamento. Protagonista dell’ultimo episodio, avvenuto oggi, il detenuto – ritenuto sexoffender – P.N. ristretto in un reparto che conterebbe ben otto reclusi per la loro particolare originalità e già condannato in via definitiva. L’uomo, senza alcuna motivazione plausibile, ha aggredito l’Assistente Capo D.M. stringendo le proprie mani sul collo del poliziotto e cercando di soffocarlo. Il detenuto è stato bloccato solo grazie alla prontezza di riflessi e all’intervento dell’Ispettore Capo S.R. che ha fermato il malintenzionato. Ne è scaturita una violenta colluttazione, sedata non senza difficoltà. I due poliziotti sono stati poi soccorsi e trasportati in infermeria dove il medico di guardia ha potuto riscontrare una serie di lesioni contusive e traumatiche diagnosticando cure e prognosi per i due dipendenti.
Per il Cosp (Coordinamento sindacale penitenziario) “la situazione di Foggia sembra ormai senza fine e la Polizia Penitenziaria, come più volte segnalato opera nello sconforto professionale e nell’abbandono delle Istituzioni. Sembra acqua trascorsa l’incontro che le stesse OO.SS. rappresentative (il COSP non ha voluto partecipare ritenendo l’azione di protesta di livello nazionale e non territoriale -regionale) ebbero con il Prefetto di Foggia e con una Rappresentanza del PRAP PUGLIA-BASILICATA di Bari.
“Daremo un tangibile segnale all’Amministrazione Penitenziaria Centrale e Regionale, al Governo Nazionale e al Ministro della Giustizia Orlando – ha detto Mimmo Mastrulli del Cosp -. Tra pochi giorni a Roma in Piazza Montecitorio dalle 9 alle 13 decine e decine di Poliziotti Penitenziari di ex Croce Rossa Italiana, di lavoratori appartenenti ai diversi settore dello Stato e della Pubblica Amministrazione manifesteranno tutto il proprio dissenso per quello che continua ad accadere nei luoghi di lavoro, nella vita quotidiana dei diversi settori come nelle carceri italiane e peggio ancora, in quelle della Puglia nel territorio della Daunia da sempre meta di criticità e di abbandono”.