È stato sottoscritto oggi nella sede foggiana di Coldiretti l’accordo di filiera tra il pastificio Divella, Coldiretti Puglia e Consorzio Agrario del Centro Sud, grazie al quale è stato fissato un prezzo del grano duro remunerativo con l’obiettivo di avviare un percorso che porti sulle tavole una pasta 100% made in Puglia. L’accordo prevede l’acquisto di una prima partita di 30mila tonnellate di grano duro dalla provincia di Foggia e Bari al prezzo minimo garantito di 28 euro al quintale, con una premialità per grani che superino la percentuale di proteine del 14,5%. Se l’andamento di mercato dovesse far lievitare i prezzi oltre i 28 euro, la Divella si impegna a riconoscere valori più alti in linea con i mercuriali. Alcune catene distributive già hanno in piedi contratti di filiera. Si va da Ghigi a Granoro, passando per il Grano Armando e per il marchio napoletano Voiello del Gruppo Barilla che ha un accordo forte e storico con la famiglia Caione per la varietà “aureo”.
Il prezzo dell’ultimo listino camerale non supera i 22 euro al quintale, nonostante si sia ormai in tempo di semina, quando in teoria il cereale dovrebbe avere un costo sostenuto, per non deprezzare le sementi. Gli andamenti di mercato quindi, benché la Commissione prezzi in Cciaa, in assenza della CUN, venga tacciata di parzialità e di strategie più consone ai molini, ai pastai e ai mediatori che agli agricoltori, giustificano un processo sempre più orientato ai contratti di filiera. Per Coldiretti l’accordo è una nuova forma di rappresentanza e a siglarlo è giunto Vincenzo Divella da Bari insieme ad Angelo Corsetti direttore di Coldiretti Puglia.
Con estremo realismo il presidente di Coldiretti provinciale Giuseppe De Filippo ha spiegato il senso della sinergia col pastificio barese leader insieme a Granoro nella fascia di prezzo sotto i 50 cent. “Non vendo fumo, il contratto di filiera con questo tipo di contrattazione è una scatola, non è la panacea, ma questo è un modo smart per arrivare alla semina, non è pensabile di continuare a giocare alla roulette. Dobbiamo valutare la bontà e la distintività di questa nostra azione per metterci in gioco e continuare a fare le cose. Un grande imprenditore esce nel mercato e viene qui da noi per una sperimentazione logica, lo scambio è questo: accedere ad un mercato certo scambiando e garantendo una produzione della qualità. Dobbiamo smetterla di essere solo agricoltori e cominciare a diventare imprenditori. Anch’io nel 2001 provai con lo Svevo, poi però mi accorsi che era meglio lasciare il contratto”, ha ammesso De Filippo. Quel che conta è il prezzo minimo garantito, che per gran parte dell’anno è superiore a quello della borsa merci.
A l’Immediato l’imprenditore è stato esaustivo. “Se i contratti di filiera vanno a buon fine e quest’anno abbiamo fatto oltre 700mila contratti significa che la Divella invece di importare grano proteico dall’estero lo ha affianco al suo mulino è importante per il futuro. Resta il fatto che non abbiamo tutto il grano che serve per produrre la pasta che noi produciamo e saremo costretti anche in futuro ad importare grano”.
Puglia, Lucania, tutto il Sud devono investire su accordi prestabiliti e su una qualità certificata. Sono moltissimi, troppi, gli agricoltori che applicano ancora il conto deposito in attesa di un prezzo favorevole. Presidente Divella quanto grano vi manca? Riuscite ad assicurare i contratti di vendita di pasta alla GdO col grano locale? “Noi maciniamo 3 milioni di quintali e mezzo all’anno, abbiamo solo 700mila quintali, il conto è presto fatto. C’è un gran lavoro da fare sui contratti di filiera. Non nascondo che il grano che noi importiamo dall’Arizona e dall’Australia, non dal Canada per il problema del glifosato, ci costa di più del grano dei contratti di filiera. Perciò noi da un lato abbiamo l’interesse a fare contratti perché avremmo il grano dietro casa e perché il prezzo per noi è remunerativo, dall’altro lato l’agricoltore può seminare dopo aver sottoscritto il contratto con la certezza di avere un prezzo minimo garantito”.
La ricerca di qualità proteica più alta farà innalzare il prezzo della pasta? C’è oggi anche un calo delle vendite delle paste sotto i 50 cent? “Quelle paste si producono con grani di minore qualità, noi non importiamo più dal Canada, ma dall’Australia e dall’Arizona, dove il grano ci costa di più. Abbiamo dovuto ridurre altri costi, per lasciare il prezzo della pasta tale e quale al consumatore”.