“Giustizia privata”, questo il titolo della maxi operazione della Guardia di Finanza che ha eseguito 13 misure cautelari personali per corruzione, truffa e falso per le sentenze pilotate emesse dalle Commissioni Tributarie Regionale e Provinciale di Foggia. Un vero e proprio terremoto che ha coinvolto giudici e commercialisti foggiani.
A scoperchiare il sistema ci hanno pensato i militari della Guardia di Finanza, gruppo tutela spesa pubblica/sezione anticorruzione del nucleo di polizia tributaria di Bari con l’ausilio di personale della sezione di pg GdF della Procura di Foggia. È stato accertato che alcuni segretari di sezione delle Commissioni Tributarie hanno costituito per lungo tempo il punto di riferimento dei difensori di alcuni contribuenti del territorio dauno. Questi, per evitare che i loro clienti pagassero allo Stato le imposte dovute, preferivano versare somme di denaro o altre utilità ai funzionari amministrativi delle commissioni e ad alcuni giudici delle stesse, in cambio di decisioni favorevoli nei contenziosi tributari: ciò determinava per i contribuenti un vantaggio patrimoniale e per i difensori prestigio e guadagni nell’ambiente tributario.
Il sistema fraudolento di elaborazione delle sentenze tributarie in senso favorevole al contribuente e sfavorevole allo Stato (l’Agenzia delle Entrate è andata in crisi in quanto i contenziosi andavano in fumo) è stato caratterizzato da una pluralità di condotte illecite: alcuni funzionari amministrativi in cambio di denaro o altre utilità pilotavano le cause sui giudici compiacenti o svogliati. Alcuni giudici emettevano decisioni favorevoli al contribuente in cambio di somme di denaro. Altri, pur in mancanza di utilità personale, frodavano l’amministrazione tributaria delegando completamente, di fatto, la giurisdizione a funzionari che deliberavano secondo il proprio tornaconto personale (tangenti o altri vantaggi), limitandosi alla sola firma della sentenza con introito delle indennità previste per l’attività decisoria. Semplici funzionari avrebbero scritto oltre 200 sentenze che i giudici firmavano e basta.
In cambio della promessa e/o della commissione di tali illecite condotte venivano versate da parte dei difensori commercialisti o di intermediari ai pubblici uffici corrotti utilità varie o somme di denaro ammontanti, queste ultime, a circa 500-1000 euro per sentenza . È emerso in un caso come un noto commercialista foggiano avesse uno dei funzionati tributari direttamente a libro paga, in quanto mensilmente gli corrispondeva la somma di 400 euro.
L’importo complessivo delle somme accertate come prezzo dei reati corruttivi è pari a circa 60.000 euro. L’illecito sistema giudiziario parallelo creato dagli indagati ha determinato l’asservimento — più o meno sistematico — della funzione giurisdizionale tributaria agli interessi del privato corruttore, la trasformazione della funzione pubblica giudiziaria in una sorta di “giustizia privata”.
A sfruttare questo sistema numerosi imprenditori attivi in vari settori: edilizia, alberghiero ma anche titolari di negozi di ottica. Persone che avevano tasse notevoli da pagare – si va da 100mila euro a un milione di euro – ma che grazie a questo sistema ottenevano sentenze totalmente favorevoli versando tangenti di poche centinaia – o poche migliaia – di euro.
Il lavoro svolto dagli inquirenti è stato caratterizzato da complesse attività di intercettazione telefonica, ambientale, audio-video, interrogatori, assunzioni di informazioni, nonché perquisizioni e sequestri di documenti e computer. Circa 70 i militari della Guardia di Finanza che stanno operando per l’esecuzione delle ordinanze nelle città di Foggia, Cerignola, Vieste, Ischitella e Bari.