di ANTONELLA SOCCIO
Il presidente del Consorzio Asi Angelo Riccardi nel consiglio di amministrazione, da poco terminato, ha parlato con molta preoccupazione al sindaco Franco Landella. Cresce sempre di più nel Comune di Foggia il desiderio di sganciarsi dalle logiche delle aree industriali. “Questi enti hanno fatto il loro tempo e dovrebbero essere superati”, il refrain di gran parte del centrodestra. Un concetto questo che non dispiace al Governatore Michele Emiliano.
Importanti studi di diritto amministrativo stanno già collaborando con l’amministrazione foggiana per cercare un modo indolore per far sì che si esca dall’Asi senza troppe remore e controindicazioni. Sarebbe pronta anche una mozione, redatta e seguita dal leader della destra politica in consiglio comunale Bruno Longo, che per il tramite dell’assessorato di suo genero, Claudio Amorese, sta dialogando con diversi players locali.
“Io parto da una considerazione, le Asi vengono istituite verso la fine degli anni Cinquanta, in pieno boom economico. Invece di andare in variante urbanistica, si fondarono questi Enti, che servirono per impiantare stabilimenti produttivi. La loro crescita prosegue fino agli Settanta, Ottanta, a dispetto di un progetto di sviluppo economico, che perde interesse, perché l’industrializzazione decrementa fino a delocalizzare verso altri mercati e paesi”, spiega a l’Immediato Bruno Longo. L’Occidente e in particolare il Sud si de-industrializza a favore dell’economia dei servizi e della conoscenza. “L’industria si sposta nei paesi in via di sviluppo, noi siamo interessati solo con il consumo e nelle Asi e siamo invasi dai centri commerciali. Insomma le Asi hanno perso il fine per cui sono state istituite”. Oggi i Consorzi hanno un’unica ragione di esistenza: sono dedicati all’infrastrutturazione selvaggia, spesso senza scopo e ampiamente foraggiata dalla finanza pubblica, come sarà per il progetto di piattaforma logistica voluto dalla Lotras della famiglia De Girolamo. Longo cita le varie “archeologie industriali” degli ultimi anni. Dal Contratto d’Area all’interporto di Cerignola.
“Si creano infrastrutture senza che ci siano industrie manifatturiere. Invece di eliminare le Asi, esse sono diventate delle nicchie di potere, disgiunte dall’area in cui operano”. Il riferimento al potere politico sipontino e confindustriale è esplicito. Eppure sarebbero molti anche in Confindustria a non tollerare che si parli ancora di retroportualità del Golfo senza che non si sappia neppure quali merci far viaggiare sul binario da costruire a suon di milioni di euro diretto verso il porto. Molti stakeholders sognano lo smantellamento del centro di potere dell’Asi, vissuto come un carrozzone politico, a favore del potenziamento di altri settori strategici. Agricoltura, agro industria, servizi, cultura, turismo. “Cerchiamo un modello di sviluppo differente, che sia coerente con le misure inserite nel Patto per la Puglia, per questo immaginiamo la creazione di un’agenzia comunale di sviluppo che si deve interfacciare con le zone escluse dalle logiche dell’Asi. All’Asi la fanno da padrone Manfredonia, Cerignola con Foggia periferico. Noi vogliamo creare le condizioni per aprire un nuovo dialogo. Si tratta di una mia iniziativa, che ha trovato il favor di tanti imprenditori locali di Confcooperative, Confartigianato ma anche branche importanti di Confindustria”, aggiunge Longo. Molti hanno quindi delle ragioni di disaccordo con Manfredonia. L’obiettivo della possibile agenzia è essere operativi in campi differenti dalla spesa pubblica per grandi opere, per spostare l’infrastruttura dalla mega retro portualità ad un territorio smart, che investa su opere davvero “utili”, secondo Longo, come la pedegarganica o la strada dei Monti Dauni, in modo che i cittadini di quei territori non debbano perdere due nottate se vogliono recarsi a Roma o anche a Bari.
“È una visione corale che si attaglia alle esigenze del territorio, non dobbiamo inventarci nuove via della sete,il nostro è un progetto completamente alternativo. Ne discuteremo col Governo, col Ministro Calenda, Delrio, con la presidenza del Consiglio”.
Ovviamente se la mozione, che ancora non viene presentata per equilibri interni alla maggioranza, passerà, il Comune potrebbe non avere più alcun interesse a votare la delibera di ampliamento dell’Asi, anche se il Comune non può esimersi dal dare le concessioni. Ma questo accadrà con Foggia fuori.
Cosa significa una fuoriuscita di Foggia dall’Asi con la creazione di un polo decisionale alternativo? Di certo, la questione è anche fondiaria all’Asi, ove si consideri che sia Tonino Sarni sia i fratelli De Bellis avevano opzionato i suoli dell’ex Sfir. Molto potrebbe voler dire anche l’acquisto dei mulini, che a detta di tanti potrebbero divenire un centro di stoccaggio importante con vista sul porto di Manfredonia per il commercio dei cereali, con il secondo casello e l’intermodalità della piattaforma.
Come si sa, gli interessi non mancano. Da Zamparini a Bricoman, fino ad Ikea e Leroy Merlin. Si sta lavorando seriamente ad un parco commerciale con retail box. Il presidente regionale della Cia Raffaele Carrabba ha posto seriamente il problema a Michele Emiliano di una agricoltura poco considerata in questi processi di sviluppo, tutti tesi a realizzare centri commerciali, laddove questo sistema di sviluppo altrove arranca.
“Abbiamo il diritto di provare a fare qualcosa e non soltanto a subire e a gestire. La Confagricoltura sta guardando all’iniziativa. Potremmo essere un laboratorio politico amministrativo regionale. È un processo avviato, dobbiamo interrogarci su cosa servono le Asi ”, conclude Longo.