Centomila tonnellate di rifiuti sversati o bruciati in circa 5 mesi in provincia di Foggia. Una serie di incendi anomali che hanno tenuto col fiato sospeso numerosi cittadini. E oggi l’operazione “Black Fire” di carabinieri e DDA di Bari che hanno fatto luce su un sistema malavitoso messo in piedi da Roberto Marino, classe ’76, imprenditore di San Severo titolare delle società “Autotrasporti Marino Roberto” e “Marino srl”. L’uomo, amministratore delle due società di gestione di rifiuti speciali, annovera precedenti per reati inerenti droga, reati contro il patrimonio e truffa, lesioni e minacce, rapina (nel 2004) e reati ambientali specifici come gestione illecita di rifiuti speciali in sodalizio criminoso con altre sette persone, tutte indagate a vario titolo per combustione illecita di rifiuti speciali e attività organizzate per il traccio illecito di rifiuti. Soggetti già noti con precedenti per gli stessi reati.
Sigilli a un’intera azienda, sequestrati conti correnti bancari e automezzi pesanti per un valore totale di 1.500.000 euro sia in relazione al reato ambientale che agli illeciti amministrativi conseguenti previsti per gli enti ex D.Lgs. 231/2001. L’attività è iniziata nell’ottobre 2016 grazie a una serie di accertamenti preliminari, effettuati mediante l’utilizzo di sofisticati programmi informatici di monitoraggio ambientale del territorio.
Stock di frigoriferi, plastica, scarti di legno, carta, vetro, pannolini e quant’altro venivano abbandonati e bruciati soprattutto tra Foggia e l’Alto Tavoliere. 100mila tonnellate sversate tra ottobre 2016 e febbraio 2017. 500 tonnellate soltanto ad Apricena. Tutto pur di risparmiare sui costi per lo smaltimento: 150 euro a tonnellata per il conferimento. Marino si serviva di proprietari di terreni compiacenti e autotrasportatori (alcuni napoletani) per buttare in aree agricole la monnezza. Siti interessati: Foggia, San Severo, Apricena, Serracapriola, Poggio Imperiale e Carpino.
Il sistema
I rifiuti speciali in balle, per lo più composti da materiale plastico e indifferenziato, provenienti dalla raccolta differenziata effettuata nei comuni del capoluogo dauno, dopo essere stati raccolti e trasportati dalla “Autotrasporti Marino Roberto” presso il sito di stoccaggio della società per recupero rifiuti “Marino srl”, invece di essere conferiti pressi i siti di smaltimento, con il favore della notte venivano trasportati in siti agricoli e dati alle fiamme oppure stoccati per qualche settimana presso capannoni nella disponibilità degli indagati perché in comodato oneroso o occupati abusivamente perché abbandonati, per poi essere completamente incendiati. Questo sistema è stato svelato dai carabinieri grazie a servizi di osservazione con videoriprese effettuate a distanza mediante telecamere a infrarossi, acquisizioni documentali e consulenze ambientali.
L’incendio a Foggia in via Castelluccio
Creò scalpore a Foggia la nuvola di fumo del maggio scorso in via Castelluccio. Quell’incendio potrebbe essere collegabile all’inchiesta attuale in quanto il terreno dal quale divamparono le fiamme era proprio nella disponibilità di Marino e, inoltre, sotto sequestro assieme al capannone annesso. Area che era stata sequestrata proprio nell’ambito dell’operazione “Black Fire”.
“Gente spregiudicata”
Nell’ordinanza di custodia cautelare, il giudice Francesco Pellecchia descrive così “l’operato” di Marino e degli altri indagati: “Modalità di esecuzione con spregiudicata aggressione della salute umana e dell’ambiente. E disinvoltura nell’agire”. Le indagini di carabinieri e DDA continueranno.