La Commissione europea apre alla possibilità di reimpianto di nuovi uliveti nell’area da xylella, cioè nei territori in cui il batterio risulta endemico. Lo ha detto il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina dopo un incontro con il commissario europeo alla salute Vytenis Andriukaitis. “Abbiamo chiesto al Commissario Andriukaitis di rimuovere il divieto di impianto di nuovi uliveti nell’area della provincia di Lecce per tutta la zona dichiarata infetta.
Il Commissario ha condiviso l’idea di lavorare tecnicamente su questa proposta e ha aperto alla possibilità anche di aumentare le sperimentazioni in campo con team di scienziati che lavorino direttamente in Salento”. Si tratta “di un segnale importante anche per la possibilità di testare in maniera più diffusa la tenuta di alcune varietà come il Leccino rispetto all’attacco del batterio”, ha proseguito Martina che ha ricordato come ci siano stati “passi in avanti nel monitoraggio da parte della Regione Puglia”.
Soddisfatta la Coldiretti. “Bene il pressing del Ministro Martina e la risposta del Commissario europeo alla salute Andriukaitis che ha finalmente aperto alla possibilità di reimpianto di nuovi uliveti nell’area affetta da Xylella fastidiosa ha spiegato il presidente, Gianni Cantele -. E’ una risposta alla nostra richiesta avanzata incessantemente ormai da tre anni di abrogare il divieto di impiantare piante a rischio Xylella fastidiosa in provincia di Lecce e in parte delle province di Taranto e Brindisi. Sono 3 anni che gli imprenditori olivicoli non hanno reddito e ciò getta le basi per il riavvio dell’attività di impresa degli olivicoltori salentini. Deve continuare la vigilanza ed il pressing affinché il provvedimento venga definitivamente condiviso e approvato”.
“Si tratta di un importante passo avanti lungo il percorso di rinascita dell’olivicoltura salentina – ha aggiunto il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – che non va circoscritto alla sola varietà ‘Leccino’, ma esteso ad altre cultivar tolleranti alla malattia. La volontà di mettere a dimora nuove piante è sintomo di una voglia di riscatto e di recuperare un giusto rapporto con l’ambiente e il territorio da parte del popolo salentino. L’area infetta, tra l’altro, è ormai ben lontana dalla linea taglia fuoco che dovrebbe fermare l’avanzata del batterio e il segnale di apertura dell’UE rappresenta una speranza di ripresa economica e produttiva proprio dove la patologia ha azzerato un intero patrimonio olivicolo. Plauso anche alla seria campagna di monitoraggio avviata dalla Regione Puglia, i cui risultati sono stati riconosciuti anche dagli audit della Commissione europea “.
Al contempo, sul fronte della ricerca scientifica per contrastare il ‘complesso del disseccamento rapido dell’ulivo’ la Regione Puglia, supportata da UE e Governo Italiano, potrebbe ispirarsi al modello francese della unità di ricerca congiunta (UMR), un’entità amministrativa, con proprio bilancio, creata dalla partnership di differenti istituzioni scientifiche– secondo Coldiretti Puglia – dai cui organici vengono selezionate le migliori competenze sugli specifici temi di ricerca. Un esempio in campo fitopatologico è l’unità di “Biologia e genetica delle interazioni pianta-patogeno” di Montpellier che studia le malattie delle piante, con l’obiettivo di proporre metodi di controllo razionali. I ricercatori del BGPI appartengono a differenti enti di ricerca – conclude Coldiretti Puglia – come il SUPAGRO, il CIRAD e l’INRA e lavorano in maniera coordinata su virus, batteri e funghi, compresi gli organismi da quarantena e i patogeni per le piante temperate e tropicali. I principali ambiti indagati sono dinamica delle popolazioni di malattie emergenti, meccanismi di patogenicità e resistenza della pianta.