Si allarga lo spettro della cassa integrazione nello stabilimento di Melfi, simbolo del “Jobs Act” di Matteo Renzi che a giugno 2015 fece visita alla fabbrica. I lavoratori sono preoccupati per le due settimane di Cigo a dicembre, che coinvolgerebbero tutti i lavoratori – compresi i 1850 da poco assunti grazie alla nuova legge – impegnati nello stabilimento. Dunque, cresce la preoccupazione già esplicitata dai sindacati per il calo delle vendite della Fiat Punto.
I dati diramati dall’Inps oggi sembrano confermare la fase calante della parabola del lavoro in Italia. “Le assunzioni di datori di lavoro privati, nel periodo gennaio-agosto 2016 sono risultate 3.782.000, con una riduzione di 351.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-8,5%). Nel complesso delle assunzioni sono comprese anche le assunzioni stagionali (447.000)”. È quanto informa l’osservatorio sul precariato dell’Inps secondo cui il rallentamento delle assunzioni ha riguardato principalmente i contratti a tempo indeterminato: -395.000, pari a -32,9% rispetto ai primi otto mesi del 2015. “Come già segnalato nell’ambito dei precedenti aggiornamenti dell’Osservatorio, il calo va considerato in relazione al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui dette assunzioni potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni”.
Analoghe considerazioni possono essere sviluppate per la contrazione del flusso di trasformazioni a tempo indeterminato (-35,4%).
Nei primi otto mesi del 2016, secondo l’Inps, sono stati stipulati 330.262 contratti a tempo indeterminato con gli sgravi contributivi previsti dalla legge di stabilita’ (il 40% dei contributi). Si tratta del 32,8% dei contratti rispetto al totale delle assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato. La spinta del Jobs Act e – soprattutto – delle decontribuzioni per le assuzioni a tempo indeterminato, dunque, perdono vigore. E la dinamica del lavoro ne risente. Peggio: aumentano i licenziamenti “per giusta causa e per giustificato motivo soggettivo”. In due anni sono passati da 35 a 46 mila: il 31% in più.