Avrebbero pagato 1920 euro anziché 60 i flaconi disinfettanti per gli ospedali dell’Asl di Foggia. Con una spesa complessiva superiore a 1,8 milioni di euro. La Corte dei conti, adesso, ha condannato funzionari e dirigenti a risarcire 1,6 milioni di euro. Il processo per i “flaconi d’oro” è arrivato dunque ad un punto di svolta, con la sentenza di condanna dei giudici contabili (presidente Francesco Lorusso, componenti Vittorio Raeli e Antongiulio Martina, pubblico ministero Pierpaolo Grasso) nei confronti dei dipendenti dell’Asl foggiana Romolo De Francesco, Nazario Di Stefano, Nicola Marinaro e Giovanni Grilli. Assolto, invece, un altro dipendente dell’Asl, Matteo Melchionda, a capo del pronto soccorso dell’ospedale di Manfredonia, a cui è stato revocato anche il sequestro degli immobili scattato nel 2015.
Lo scandalo scoppiò all’ospedale San Camillo de Lellis di Manfredonia, dove il disinfettante per le sale operatorie venne acquistato a 1900 euro (anziché 60). Tutto partì da un ordine di acquisto di 90 flaconi, per i quali sarebbero bastati poco più di 80mila euro. Invece a Piazza della Libertà pensarono bene di prenderne 1200, spendendo in tre anni (dal 2009 al 2011), quasi 2,5 milioni di euro. Sullo sfondo, secondo gli inquirenti, un fiume di tangenti, regali e viaggi per “oliare” la filiera perversa. A mettere in luce il “sistema” nei tre ospedali di Manfredonia, San Severo e Lucera fu la Guardia di finanza. Secondo quanto ricostruito nell’informativa delle Fiamme gialle, c’era anche un’altra voce di spesa, ancora più grave: 1,5 milioni per “ordini falsi”, mai autorizzati, ma regolarmente pagati con i soldi dei contribuenti.
Secondo la ricostruzione, tutto sarebbe partito dalla denuncia del responsabile dell’ospedale di San Severo, Giovanni D’Alessandro, il quale individuò immediatamente l’incongruenza del costo del Trigene (così si chiama il disinfettante). La vicenda arrivò al tavolo dell’assessorato alla Salute, prima di sbarcare in Procura. Ad essere coinvolto, l’imprenditore Ettore Folcando, già intercettato nello scandalo “Black Hole” in Molise, dove fu beccato assieme al foggiano Vincenzo Nuzziello. Folcando ha sempre sostenuto di essere stato a sua volta truffato dal rivenditore. “Il quadro che emerge dalle risultanze acquisitse nei procedimenti richiamati – scrisse la procura in una delle indagini – è quello di un ufficio area gestione del patrimonio diretto da funzionari che non esercitano alcun filtro di tecnicità e correttezza; in tale contesto ambientale, è assicurata al funzionario Di Stefano Nazario tutta la libertà d’azione che gli consente di commettere innumerevoli azioni delittuose. Le indagini svolte evidenziano il ruolo di primo piano svolto dal Di Stefano Nazario all’interno dell’Asl di Foggia, quale collettore di tangenti. Anzitutto, occorre sottolineare come il Di Stefano, nonostante fosse in possesso della qualifica di coadiutore amministrativo e, quindi, non abilitato ad istruire le pratiche amministrative oggetto dell’inchiesta sia stato destinato a tali incombenze da tutti i dirigenti che si sono succeduti nella carica di direttore dell’area patrimonio dell’Asl di Foggia”. In uno degli interrogatori i fornitori avrebbero dichiarato di aver scoperto i prezzi su internet.
La sentenza di primo grado della corte è pesante: Marinaro dovrà risarcire l’Asl Foggia pagando 166mila euro, pari al danno procurato con l’acquisto dei primi 90 flaconi, De Francesco e Di Stefano dovranno pagare 1,1 milioni di euro. Lo stesso De Francesco dovrà pagare altri 240mila euro insieme con Grilli e 37mila asseieme a Marinaro. Totale: 1,5 milioni circa. Ai quali si aggiunge anche il risarcimento di altri 62mila euro che spetta a Di Francesco, Di Stefano e Marinaro per il danno causato dall’acquisto di copri scarpe. Ora le parti potranno ricorrere in appello.