“A Reggio Calabria e Foggia gli interessi della criminalità organizzata. A Roma il boom di assunzioni. In Emilia problemi di concorrenza. Le ragioni dell’inefficienza delle società che si occupano della raccolta dell’immondizia”. Nell’ultima inchiesta de Il Fatto Quotidiano spunta anche il capoluogo dauno come esempio in negativo della gestione dei rifiuti lungo lo Stivale.
“A Foggia, dove la raccolta differenziata oggi è ferma alla miseria del 6 per cento, la malavita era riuscita – secondo le inchieste – a entrare nella società Amica. Pubblica al cento per cento, l’azienda di gestione dei rifiuti è fallita nel 2012 sotto il peso dei debiti. Una situazione su cui hanno gravato anche le estorsioni mafiose. Nel processo di appello che si è celebrato nell’ottobre 2015, Federico Trisciuoglio e il figlio Giuseppe sono stati condannati a 7 anni e due mesi di reclusione. Il primo, capo del clan, secondo l’accusa avrebbe imposto l’assunzione del figlio da parte di Amica senza che questo lavorasse, con uno stipendio netto di oltre 60mila euro”.
“Sempre in Puglia – si legge – l’Autorità nazionale anticorruzione ha rilevato una certa abbondanza di pratiche poco cristalline: Raffaele Cantone ha chiesto alla procura di Bari di approfondire le mosse dei Comuni nelle zone tra Gargano e Salento e della stessa amministrazione regionale, per verificare se ci siano reati e spreco di soldi pubblici. Ad attrarre l’attenzione dell’Anac, in particolare, la pratica molto diffusa di affidamento dei servizi di gestione dei rifiuti senza gara e il loro prolungamento con una semplice ordinanza. Come andrà a finire in Puglia lo vedremo, ma l’Antitrust a febbraio scorso aveva già evidenziato gli stessi problemi su tutto il territorio nazionale – affidamento del servizio in via diretta e senza gara, e con durata troppo lunga, fino anche a 20 anni – invitando gli enti locali a fare questa scelta solo di fronte a prove di reale efficienza”.
“Amiu, mezze verità o mezze bugie”
Restando in tema rifiuti, è proprio di oggi un comunicato firmato dai consiglieri foggiani Marcello Sciagura (Idv) e Vincenzo Rizzi (Alternativa Libera) componenti del gruppo misto al Comune di Foggia e da Giorgio Cislaghi, Francesco Paolo Gentile e Marino Talia (AL), sulla raccolta differenziata nel capoluogo.
“Siamo ormai più che stanchi di sentirci raccontare mezze verità, o mezze bugie – scrivono -, sulla gestione del ciclo dei rifiuti a Foggia. Amiu continua a dirci che una raccolta differenziata prima o poi partirà ma un anno fa, con lo slogan “Foggia non sarà più un bidone“, su una piccola parte della città (8/10.000 le persone coinvolte) veniva fatta partire una raccolta differenziata di prossimità. Tentativo fallito dopo soli 8 mesi, perché poco coinvolta la popolazione, perché attuato male e con poca capacità nel risolvere i problemi, perché attuato su una zona troppo piccola della città in spregio a quanto finanziato e programmato (doveva raggiungere 60.000 persone, un terzo della città, doveva coinvolgere utenze private e commerciali)”.
E ancora: “Oggi, dopo i loro fallimenti, ci vengono a dire che la raccolta differenziata porta a porta costerebbe troppo, che sarebbe necessario assumere altro personale. Questo ci dicono mentre il “sistema discarica” è al collasso e nuovi aumenti, per smaltire rifiuti facilmente riciclabili, si annunciano in molti comuni della provincia, prologo di quanto accadrà a Foggia prossimamente. Quel che non ci dicono è quanto si potrebbe guadagnare con una buona raccolta differenziata. Se con una RD misera attestata al 7/8%, dato 2015, sono stati restituiti al Comune di Foggia oltre 235.000 euro, con una RD al 40% ne sarebbero stati restituiti oltre 1.150.000 e a questo incasso si dovrebbero aggiungere gli ulteriori risparmi di 43 euro a tonnellata, per il mancato conferimento in discarica, e 15 euro a tonnellata di risparmio sull’eco tassa. Omettono di dirci che con una RD al 40% i risparmi per i cittadini sommano a quasi 3.000.000 l’anno, somma che azzererebbe i paventati aumenti dei costi economici per un servizio dagli incalcolabili benefici ambientali”.
“Quando ammettono che l’impianto comunale di biostabilizzazione, di cui Amiu ha solo la gestione, lavora a pieno regime – aggiungono – omettono di dire che i costi per il personale dell’impianto sono totalmente a carico dei cittadini foggiani e non, come dovrebbe, essere ripagato con gli utili che l’impianto produce. Utili enormemente cresciuti da quando sono trattati i rifiuti provenienti dalla BAT e dai comuni del nord Gargano. Utili che dovrebbero essere utilizzati per far scendere il conto della Tari ai foggiani e non suddivisi per “quote di proprietà” di Amiu Puglia. Parliamo di oltre 2.500.000 di utili di cui ne torneranno a Foggia solo poco più di 500.00 (a Bari vanno i 2.000.000 “residui”) e non per abbassare la Tari ai cittadini ma per “alleviare” la debitoria generale del Comune. Oltre al danno la beffa – concludono – : un servizio di igiene urbana che lascia a desiderare e genera proteste quasi quotidianamente, utili che “prendono via diverse” e non sono destinati a diminuire i costi del servizio per i cittadini”.