È ben più vasta e coinvolge anche alcune donne, l’operazione che ha portato all’arresto di alcuni poliziotti a Foggia. Il tutto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Marco Ferrucci. Gli agenti, accusati di vendere informazioni riguardanti “infedeltà coniugali”, sono solo alcuni degli indagati. Al centro dell’inchiesta ci sono Angelo Gabriele Savino (commissariato di Manfredonia), Alfredo De Concilio (squadra mobile di Napoli ma residente a Foggia), Paolo Alberto Ciccorelli (polizia postale di Foggia) e la guardia giurata Alfredo Cavallo, 47 anni di Foggia con “specialità” pedinamenti. Tra gli agenti indagati anche Umberto Bronda, 49 anni di San Severo, ispettore capo della squadra mobile di Foggia e Mario Cascavilla, 55 anni di San Giovanni Rotondo e ispettore capo del commissariato di Manfredonia.
Savino e De Concilio sono in carcere, domiciliari per Ciccorelli e Cavallo. Ma la lista non finisce qui. Nell’ordinanza cautelare figurano sotto inchiesta anche Marina Gambuti, 57 anni di Riccione, Pamela Lobuono, 50 anni di Lecce, Nicola Russo, 40 anni di San Giovanni Rotondo, Giovanni Pazienza, 55 anni di San Giovanni Rotondo, Luca Negro, 38 anni di Foggia, Matteo Savino, 44 anni di San Giovanni Rotondo, M.B., 42 anni di Foggia, Antonella Morelli, 33 anni di Foggia, Giuseppe Italiano, 77 anni di Milazzo e Fortunata Procaccino, 57 anni di Foggia.
Questione di corna
Su ordine di Marina Gambuti, l’agente Savino intercettava il compagno della donna. Sfruttando l’accesso ai sistemi informatici, Savino inseriva il numero di telefono della persona da “controllare” al posto dell’utenza di reali indagati. Procedura effettuata più volte e con altre utenze telefoniche, continuamente rimpiazzate con quella del compagno di Marina Gambuti.
Matteo Savino a San Giovanni Rotondo, con l’aiuto di De Concilio, Cavallo, Russo, Pazienza e di Angelo Savino, controllava la coniuge grazie a una microspia piazzata all’interno dell’auto della donna. Operazione messa in atto in cambio di 600 euro, promessi da Matteo Savino agli agenti. “Fatemi sapere con chi se la fa”, si legge nelle intercettazioni. Per quel lavoro De Concilio, ridendo, pretendeva almeno il doppio, ossia 1.200 euro. Ma la polizia che già in quel periodo (anno 2012) indagava sui colleghi “spioni”, fermò l’auto con la donna alla guida e dopo un controllo, sequestrò la microspia nascosta nel cruscotto.
Per 900 euro, invece, Fortunata Procaccino, cancelliere in servizio presso la procura foggiana, ha ottenuto dagli arrestati informazioni sulla vita privata del compagno, pagando in tre soluzioni e versando il denaro durante gli incontri dinanzi al Palazzo di Giustizia del capoluogo dauno.
M.B., grazie all’agente della Postale, Ciccorelli, si introdusse nella banca dati di Poste Italiane tramite la user id assegnata all’operatore dell’azienda Moffa per controllare i prelievi della sua ex compagna, una donna colombiana e persino per controllare la posizione di quest’ultima sul territorio nazionale, beccata anche nel Veneto, in provincia di Treviso.
Anche Alessandra Morelli si rivolse alla “cricca” di agenti per controllare il marito tenuto d’occhio grazie all’accesso abusivo nel Centro Elaborazione Dati del ministero dell’Interno. Per questo “lavoretto”, De Concilio e Ciccorelli ricevettero dalla 33enne 300 euro mediante due buste consegnate alla titolare di un negozio di ottica a Foggia.
Nei guai anche Umberto Bronda della questura di Foggia per aver fornito informazioni a Giuseppe Italiano, titolare di un’agenzia di investigazione privata. Bronda, De Concilio e Cavallo effettuarono l’accesso alla banca dati dell’Aci per fornire ad Italiano informazioni su un suo dipendente, spesso assente dal lavoro e, per questo, anche pedinato.
C’è poi Mario Cascavilla, ispettore capo del commissariato di Manfredonia. L’agente ottenne informazioni utili, e sempre con la stessa tecnica, su almeno due persone per accontentare la richiesta di Pasquale Del Grosso, morto ammazzato nel gennaio 2014.
L’associazione per delinquere
“Secondo l’ipotesi accusatoria – si legge sull’ordinanza -, Angelo Savino, Alfredo De Concilio, Paolo Ciccorelli, Umberto Bronda e Alfredo Cavallo, tutti poliziotti tranne Cavallo (guardia giurata) hanno dato vita a un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie di delitti contro la persona e contro la pubblica amministrazione e, in particolare, accessi abusivi a sistemi informatici e telematici, intercettazioni telefoniche abusive, rivelazioni di segreti di ufficio e corruzione”.