Aprendo i lavori dell’incontro con sindaci e medici sul Piano di riordino ospedaliero che prevede la chiusura in Puglia di nove nosocomi, il presidente della Regione, Michele Emiliano, ha detto che si tratta di “decisioni importanti che avrei volentieri evitato”, ma “stiamo adempiendo a un onere che ci è imposto dalla legge”. L’incontro, che si è tenuto questa mattina nell’aula magna del Policlinico di Bari, è stato preceduto dalle polemiche di alcune sigle sindacali che hanno lamentato mancanza di coinvolgimento nella costruzione del Piano. Il governatore ha sottolineato che “il ministero della Sanità ci chiede di diminuire il numero di ospedali e convertirli in strutture di natura diversa”, in prevalenza poliambulatori per potenziare la medicina territoriale. Il “senso della operazione – ha spiegato – è prendere personale dagli ospedali poco sicuri e metterlo in quelli che funzionano e dove si rivolge già il 50% dei cittadini”. Ribadendo infine l’importanza di questa “assemblea odierna”, ha auspicato diventi permanente.
La protesta del M5S
“Un piano di riordino inaccettabile perchè non condiviso nè con il consiglio, nè con il territorio, nè con i professionisti che lavorano nelle strutture sanitarie. Un gesto di violenza politica di Emiliano che purtroppo mette a rischio la salute di centinaia di migliaia di pugliesi”. Lo dichiarano i consiglieri regionali del M5S Puglia nel corso della manifestazione ‘La salute non si tocca’, alla quale partecipano diversi cittadini, organizzata dal movimento all’esterno del Policlinico di Bari dove è in corso l’incontro sul Piano di riordino ospedaliero convocato dal governatore pugliese. All’incontro sul Piano di riordino, che prevede la chiusura di nove nosocomi, hanno partecipato sindaci (250, nessuno del Salento) e rappresentanti del mondo della sanità.
Per i consiglieri pentastellati, il Piano di riordino è “basato non sulla domanda di salute del territorio ma su meri dati economici e finanziari, tra l’altro viziati da una malagestione a monte della sanità”. “Un piano – precisano – che alle chiusure di ospedali non contrappone un adeguato potenziamento della rete di emergenza e urgenza sui territori”.
La situazione in Capitanata
Si affida ai social il sindaco di Cerignola, Franco Metta: “Credetemi – scrive ai concittadini -, meglio due minuti occhi negli occhi con Emiliano che dieci minuti di intervento nel disinteresse generale. Vi dico solo una cosa. E capitemi al volo. La partita non è chiusa. Ripeto. La partita non è chiusa. Torno a casa. Mettiamo a punto una serie di iniziative. Non è affatto scritto che non saremo ascoltati. Al lavoro”. La speranza è quella di poterla spuntare nella definizione di un ospedale di primo livello in provincia di Foggia, visto che il criterio di ripartizione dei posti letto è regionale. Per di più, il “Tatarella” è una delle strutture più recenti della Puglia. Diverso il caso “Masselli Mascia” di San Severo, dove la Giunta guidata da Francesco Miglio punta tutto sulla forza dei numeri dopo la chiusura dell’ospedale “Lastaria” di Lucera, per garantire una copertura adeguata del territorio (e fornire anche una risposta ai bisogni di salute dei Monti Dauni).