Una pasquetta da tutto esaurito negli agriturismi pugliesi quella targata 2015. Le famiglie pugliesi, complice la crisi, trascorrono la Pasqua a casa, rispettando la tradizione nei menù, caratterizzati dalla colomba, che supera nelle preferenze il tradizionale uovo di cioccolato, e dalla carne d’agnello, consumata nelle classiche ricette al forno, arrosto con le patate, al sugo o brodettato. A pasquetta, vince a mani basse la gita fuori porta all’insegna del green.
Un orientamento che interessa soprattutto gli agriturismi dove, secondo Terranostra, associazione ambientale e agrituristica di Coldiretti, molte aziende si sono attrezzate con l’offerta di pasti completi, ma anche di colazioni al sacco o con la semplice messa a disposizione di spazi per picnic, tende, roulotte e camper per rispettare le esigenze di indipendenza di chi ama prepararsi da mangiare in piena autonomia ricorrendo eventualmente solo all’acquisto dei prodotti aziendali di Campagna Amica.
“Le prenotazioni sono partite a rilento, come ormai di prassi – dice Carlo Barnaba, Presidente di Terranostra Puglia – e sono divenute via via più incalzanti, fino al tutto esaurito. L’aumento delle prenotazioni ha registrato un +7%, soprattutto sul fronte della ristorazione. L’agriturismo si conferma il vero motore della vacanza made in Italy, unico segmento in costante crescita nel panorama dell’offerta turistica regionale con il raddoppio dei viaggi. L’ospitalità nelle strutture aziendali assume una rilevanza fondamentale e l’agriturismo, per sua naturale vocazione, garantisce il rispetto ambientale e la valorizzazione delle produzioni tipiche, del territorio, delle dimore storiche e può essere il biglietto da visita della Puglia in un serio programma di marketing territoriale”.
Scelte oculate, infatti, tra chi ha scelto di mangiare fuori con un calo dell’11 per cento delle presenze nei ristoranti secondo Fipe.
Sono quasi 500mila le presenze annue registrate nelle aziende agrituristiche pugliesi, con un volume d’affari di oltre 17 milioni di euro. Si tratta di cifre considerevoli se si pensa che le strutture attive sono poco più di 350 (un quarto degli agriturismi iscritti all’Albo regionale non opera) e risulta utilizzato meno del 20% delle risorse turistico-ambientali.