“Fuori magari c’è poco tempo ma tanto spazio. Qui invece è il contrario. C’è tanto tempo ma poco spazio. Ed è questo in un certo senso il cortocircuito. Venti ore al giorno dentro tre metri per due in tre, quattro persone”. La vita in cella, la condizione dei detenuti, la loro percezione del tempo e dello spazio, e il muro “che non è quello di casa, con le porte e le finestre. Quando scopri quello che c’è qui, capisci la differenza”. Sono stati questi i temi più dibattuti nel corso dell’incontro che Sandro Bonvissuto, carismatico autore di “Dentro” (Einaudi), il 15 dicembre ha tenuto nel teatro della Casa Circondariale con i detenuti foggiani, introdotto da Michele Trecca di Ubik.
Un confronto acceso e sentito, con numerosi interventi e spunti di riflessione ma anche applausi, nati spontaneamente tra i presenti. Grande l’interesse dei detenuti della sezione AS (Alta Sicurezza) che il libro di esordio dello scrittore romano, laureato in “Filosofia” alla “Sapienza” di Roma e che di mestiere continua a fare il cameriere in una osteria, lo avevano già letto e “indagato” nell’ambito del gruppo di lettura chiamato “Innocenti Evasioni II”. “Perché hai deciso di scrivere un libro su di noi?”, la prima domanda sollevata dalla platea. “È un tema troppo importante per non scriverne. Bisogna parlarne, ho sentito l’esigenza di farlo”, la risposta. “Ci vorrebbero tanti Bonvissuto, allora, perché questa è una situazione che riguarda tanti ma interessa solo a pochi”, la replica di uno dei detenuti. L’incontro è durato oltre un’ora e mezza e non si è concentrato solo sul primo dei tre racconti che compongono “Dentro”, “Il giardino delle arance amare”, che narra, appunto, l’esperienza del carcere. Alcuni dei detenuti hanno chiesto di poter discutere anche degli altri due, “Il mio compagno di banco”, che svela la nascita casuale di una grande amicizia sui banchi di scuola e “Il giorno in cui mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta”, che ha come protagonista un bambino e guarda con tenerezza al rapporto tra genitori e figli.
“Un tema, questo, che ha permeato tutta la seconda edizione del Progetto “Innocenti Evasioni”– spiegano dal Ce.Se.Vo.Ca. (Centro Servizi per il Volontariato di Capitanata), promotore dell’incontro – che ha coinvolto i detenuti di AS anche nella lettura de “La pelle dell’orso”, romanzo di Matteo Righetto: è la storia del 12enne Domenico e del rapporto “complesso” con suo padre, che lo coinvolge in una caccia ad un terribile orso ormai diventato una leggenda nella valle in cui abitano. Quello del rapporto padre-figli in un contesto come il carcere è molto sentito e i detenuti hanno avuto piacere a confrontarsi su questo argomento”.
“Innocenti Evasioni”, realizzato con l’associazione di volontariato Centro Studi Diomede di Castelluccio dei Sauri, ha preso il via – con la prima edizione – già nello scorso mese di aprile e fa parte di un progetto più ampio, quello del “Tavolo Carcere e Volontariato”, che è stato istituito quest’anno dal Ce.Se.Vo.Ca. grazie alla disponibilità delle direzioni delle Case Circondariali di Foggia, San Severo e Lucera. Nel corso del 2014, grazie al sostegno della Fondazione Banca del Monte di Foggia, il progetto si è arricchito dell’intervento di scrittori di grande spessore, dal giallista napoletano Maurizio de Giovanni, che lo scorso settembre ha presentato nell’Istituto Penitenziario foggiano “In fondo al tuo cuore. Inferno per il commissario Ricciardi” a Roberto Costantini, che ha presentato l’ultimo “capitolo” della sua trilogia del male, “Il male non dimentica”. Fino, appunto, a Sandro Bonvissuto.
“Dentro non è un libro autobiografico, non parla della mia vita ma della vita”, ha sottolineato lo scrittore. E nuove storie aspettano i detenuti di AS per il 2015: Ce.Se.Vo.Ca. e Centro Studi Diomede, infatti, nei prossimi giorni presenteranno alla Casa Circondariale di Foggia la proposta per la III edizione di “Innocenti evasioni”. La lettura continua.