Sono andati ben al di là della retribuzione congrua i componenti della Camera di commercio di Foggia. Per questo dovranno restituire un bel po’ di soldi. A stabilirlo, una sentenza della Corte dei conti che ha condannato l’ex presidente Eliseo Zanasi, il suo vice Pietro Salcuni, il segretario generale Matteo Di Mauro (il vice di quest’ultimo che aveva firmato materialmente le liquidazioni degli stipendi), cinque consiglieri, i revisori ed altri due dirigenti.
La retribuzione, nel periodo considerato, aveva una base altissima: 44mila euro. Fece scalpore, nel 2009, il picco dello stipendio di Di Mauro, arrivato a 390mila euro, poi ridotti prima a 354mila nel 2010, poi a 321mila euro nel 2011. Certo, non proprio un salasso indigesto. In ogni caso, i componenti della Giunta camerale e alcuni dirigenti dovranno restituire (sono in 12 complessivamente) ben 300mila euro.
Per i giudici contabili pugliesi, presieduti da Eugenio Schlitzer, a pasare è stata l’approvazione di una delibera con la quale la Camera di commercio prevedeva il superamento del tetto massimo previsto dalla contrattazione collettiva, semplicemente perché non esistevano le strutture complesse che avrebbero giustificato i livelli retributivi più alti. Nel 2009, ad esempio, a fronte di uno stipendio base di 44mila euro, al segretario generale erano stati riconosciuti 220mila euro di retribuzione di posizione. 19mila euro per la retribuzione di posizione ex Cciia Matera, 42mila euro di retribuzione di risultato, 16mila euro di retribuzione di risultato per Matera, 27mila per la retribuzione dell’anno precedente, e altri 18mila euro per la direzione del consorzio “Il Tavoliere”. Il totale fanno, appunto, 390mila euro lordi. Pari a 1.080 euro lordi al giorno.
Tardivo è stato il tentativo, nel 2013, di recuperare tagliando le retribuzioni. A cominciare dal segretario generale, divenuto in breve tempo l’emblema del caso, visto che la sua retribuzione superava di gran lunga quella del presidente degli Stati Uniti Barak Obama.
A settembre 2013, infatti, un esposto aveva spinto la Corte dei conti ad emettere gli inviti a dedurre, provvedimento che ha determinato la riduzione degli stipendi. “Il dato oggettivamente verificabile della mancanza di una struttura amministrativa complessa – scrivono i giudici -, la cui ricorrenza soltanto avrebbe potuto giustificare l’aumento oltre il limite massimo della retribuzione di posizione del segretario generale dottor Di Mauro. L’iniziativa della proposta di incremento della retribuzione di posizione è stata effettuata direttamente dal presidente pro tempore, oltre che decisa discrezionalmente dalla giunta”. Per queste ragioni dovranno restituire circa 25mila euro a testa.