Accoglie momenti dedicati alle tradizioni popolari l’evento dedicato al vino in scena da domenica scorsa a San Severo. La “Festa di Sand’ Martin”, la rassegna organizzata dall’Associazione cultuale “Daunia Enoica”, in programma fino al 16 novembre prossimo, ospiterà la proiezione di “Ritorno a Vico”, il docu-film sulle ritualità del venerdì santo realizzato da Giovanni Rinaldi. L’evento curato dal Centro studi tradizioni popolari “Terra di Capitanata” è in programma alle 18, nell’Audotirium della Biblioteca comunale “Minuziano”. Il lavoro di Rinaldi è stato prodotto dal Carpino Folk Festival e da Daunia Production, in collaborazione con il Comune di Vico e si presenta come la cronaca di una trasferta dei cantori delle Arciconfraternite di Vico del Gargano, che sono i custodi di queste antiche ritualità che affondano le loro origini nel canto polifonico.
I riti della settimana santa di Vico del Gargano
Nella tradizione vichese è il canto l’elemento caratteristico degli eventi religiosi colorati di viola. Assume una funzione preminente di contorno sonoro di tutte le manifestazioni e intona festosamente la ritualità tipica delle cerimonie legate alla passione. Se dappertutto il venerdì santo è un giorno luttuoso, a Vico il dolore diventa giubilo. Il clima festoso richiama gli eventi della settimana santa spagnola di Siviglia, costruiti intorno all’esaltazione della croce. In processione solenne al Calvario, la zona che simboleggia il Golgota, posta alla punta estrema del quartiere Carmine, non ci sono le tre croci, come consuetudine, ma due in più. Rappresentano le piaghe di Cristo. Un’altra particolarità è che mentre all’andata il corteo procede in forma mesta, con un canto melodioso a tre voci, un “Miserere unico al mondo”, come lo hanno definito studiosi ed etnomusicologi, al ritorno si canta a squarciagola, in maniera festosa, l’inno alla croce.
La “messa pazza”
Nella giornata in cui si commemora la passione e crocefissione di Gesù si condensano i rituali più singolari. Tutte le confraternite sfilano in processioni singole, partendo ognuna dalla propria chiesa, intonando il Miserere e vestendo l’abito bianco con una corona di spine (ad eccezione della Confraternita dei Carmelitani Scalzi che conserva la tradizionale divisa). Solo il cingolo le identifica. Visitano i sepolcri fino ad arrivare alla Chiesa del Convento dei Cappuccini, dove le “Madonne” sostano a turno ai piedi del sepolcro per poi rientrare nelle proprie sedi, intonando l’inno Pange lingua gloriosi e il canto Tantum ergo Sacramentum. Poi nella Chiesa del Purgatorio, alle ore 15.00, avviene la liturgia dell’Adorazione della Croce, a cui segue la comunione con i Presantificati, ossia le ostie consacrate il giorno prima. È proprio per questo dettaglio che quella del venerdì santo è definita “messa pazza”, così chiamata, non perché sia un momento di follia, ma appunto per l’utilizzo di ostie consacrate il giorno prima. Successivamente seguono le “Tre ore di Agonia” e la predica sulle sette parole di Gesù in Croce.
Lo “schopp” e il rito delle tenebre
Suggestivo è anche il rito che si celebra il giovedì santo nella Chiesa Madre. Si commemora il “Pianto della Madonna”, comprendente la predica della Passione e la consegna del Cristo Morto nelle braccia della Madonna; in tutte le 12 chiese del paese viene allestita l’Esposizione di Gesù al Sacramento, i Sepolcri, e nelle chiese sedi delle confraternite si da il via all’Uffizio delle Tenebre cantato in latino, con lo “schopp” finale, il fragore che si leva dalle chiese idealmente simulando l’esalazione dell’ultimo respiro.
Queste peculiarità pongono Vico del Gargano in una situazione di particolare interesse rispetto ad altre realtà, dove certe particolarità “sonore” si sono estinte, o si presentano alquanto rarefatte, rendendo le Confraternite di Vico del Gargano custodi di canti religiosi unici che la Puglia si vanta di possedere tra le sue numerose tradizioni. Il reportage di Rinaldi documenta l’intero viaggio, dal Gargano alla Gricìa Salentina, dove nei mesi scorsi si è svolto un importante raduno. Come un roadmovie in pullman, attraverso le strade della Puglia, permette ai protagonisti di raccontarsi, tra memoria ed emozione, nell’attesa delle rappresentazioni cantate davanti a un pubblico diverso da quello tradizionale. Al documentario, insieme a Rinaldi, hanno lavorato Sergio Grillo (fotografia), Fabrizio Rinaldi (montaggio) e Pierluigi Del Carmine (Daunia Production).