Il consigliere regionale Filippo Caracciolo ha presentato un’interrogazione rivolta all’assessore alle Politiche della Salute della Regione Puglia Donato Pentussuglia sulla Procreazione Medicalmente Assistita (Centri PMA) con richiesta di chiarimenti sul Regolamento regionale n. 2 del 12 Febbraio 2014. Con l’interrogazione Filippo Caracciolo intende conoscere quali criteri di erogazione della prestazione di fecondazione eterologa prevede di attuare la Regione Puglia e se è stata predisposta una integrazione al regolamento vigente per la fecondazione eterologa.
Il Regolamento regionale n. 2 del 12 febbraio 2014 “Strutture autorizzate all’applicazione delle tecniche per la Procreazione Medicalmente Assistita (Centri PMA): fabbisogno, autorizzazione alla realizzazione ed all’esercizio, requisiti strutturali, organizzativi e tecnologici” individua il fabbisogno, disciplina l’autorizzazione alla realizzazione ed all’esercizio, individua i requisiti minimi organizzativi, strutturali, impiantistici e tecnologici delle strutture sanitarie che possono erogare prestazioni di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) distinte in tre livelli di intervento, I, II e III, a seconda della complessità delle caratteristiche tecnico-scientifiche, delle attrezzature necessarie nonché delle competenze mediche richieste, così come previsto dalle linee guida definite con decreto del Ministero della Salute del 21 luglio 2004 emanate in ottemperanza a quanto disposto dall’art. 7 della Legge 19 febbraio 2004, n. 40 (Legge 40/2004). L’altra premessa alla base dell’interrogazione affronta il punto delle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita: esse consistono in una pluralità di metodiche a diverso grado di invasività, complessità e contenuto tecnologico, finalizzate al trattamento dell’infertilità di coppia e vanno inserite in un corretto processo diagnostico e terapeutico che abbia previamente attentamente valutato la possibilità di una fecondazione spontanea, l’età della donna e la durata dell’infertilità nonché la persistenza di insuccessi nell’applicazione di idonee procedure diagnostiche e terapeutiche medico-chirurgiche.
“Nel regolamento n.2/2014 – spiega il consigliere regionale e componente della III Commissione Sanità Filippo Caracciolo – è precisato che data la complessità dell’organizzazione tecnico-strumentale necessaria all’erogazione delle prestazioni di PMA e la specifica competenza richiesta al personale coinvolto, le prestazioni di PMA devono essere erogate esclusivamente in strutture sanitarie autorizzate dalla Regione Puglia ai sensi della Legge 40/2004, collocate nell’ambito delle attività delle unità operative di ginecologia ospedaliera esistenti ovvero in strutture autonome purché in possesso dei requisiti generali e specifici previsti nel presente Regolamento, fatta eccezione per quelle che erogano prestazioni di III Livello che possono essere erogate esclusivamente in unità operative di ginecologia ospedaliera. Le prestazioni di PMA, secondo quanto previsto dal Regolamento, non possono in nessun caso essere erogate da studi professionali”.
“Con l’interrogazione presentata all’assessore della Sanità ho voluto esprimere perplessità che riguardano alcuni punti del Regolamento che chiedo possano essere approfonditi e magari rivisti. Ad esempio per ciò che concerne i criteri di assunzione del personale, di cui il Regolamento parla all’articolo 6 comma 2.3, è previsto che le assunzioni devono essere a tempo pieno ed indeterminato mentre nel pubblico è consentito assumere con contratti a tempo determinato ovvero con contratti a progetto o di collaborazione”.
“Rivolgo all’assessore alla Sanità Pentassuglia l’invito ad aprire un confronto istituzionale tra rappresentanti pubblici e privati dei centri di Procreazione Medicalmente Assistita in Puglia. Dal confronto – evidenzia Filippo Caracciolo – non potranno che giungere riflessioni in grado di apportare miglioramenti all’intero sistema -pubblico e privato- che ruota intorno alla PMA che per molti anni in Puglia è stato retto per la maggior parte dall’offerta privata che ha supplito di fatto alla carenza di strutture pubbliche evitando così che molte famiglie pugliesi realizzassero i soliti viaggi in Spagna o in Svizzera nella speranza di realizzare un progetto di vita importante: la nascita di un bambino o di una bambina. Su valori così importanti il sistema pubblico e privato non devono entrare in competizione ma devono trovare un giusto equilibrio”.