L’ultima estate ha visto succedersi in Capitanata iniziative artistiche e culturali di ottimo livello. Alcune già consolidate, altre nuove. In particolare il mese di settembre ha avuto un sapore caldo, buono, letterario, più in generale culturale grazie al Festival Questioni Meridionali di Foggia, al Festival della Letteratura Mediterranea di Lucera e alla Fiera del Libro di Cerignola. Esperienze che condividono ambizioni e alcuni percorsi tematici ma che hanno forte nell’identità e nella peculiarità del territorio in cui hanno luogo la propria risorsa fondamentale.
L’idea di una “rete” fattiva e concreta è stata lanciata durante Questioni Meridionali, un’ottima intuizione quella di creare un “settembre culturale della Capitanata” capace di declinare in un’ottica globale un territorio che il più delle volte stenta a trovarsi insieme e a fare sintesi. Ne abbiamo parlato con Sergio Colavita di Questioni Meridionali, Luciana Apicella del Festival della Letteratura Mediterranea e Rossella Bruno della Fiera del Libro di Cerignola. A loro abbiamo chiesto inoltre di tracciare un bilancio dei rispettivi festival di cui sono promotori.
Qual è il bilancio dell’edizione appena conclusa?
Colavita: Il bilancio è molto positivo. In sintesi: musica, narrativa, fumetti, fotografia. Abbiamo raddoppiato tutti i numeri dell’edizione precedente passando da 2 a 4 giorni. Abbiamo dato spazio all’innovazione e ai ‘creatori di futuro’ ovvero giovani startupper vincitori di progetti europei e regionali e coinvolto più location. Questo ci ha permesso di raccogliere anche le ‘periferie’, dalla Biblioteca Provinciale, al FotoCineClub, al Cineporto: bellissimi contenitori e ‘avamposti’ di resistenza culturale già avviati che non sono situati nel centro storico della città. E’ vero, il centro va rivalutato ma le periferie non vanno trascurate perché la città è l’insieme di centro e periferia.
Apicella: La 12° edizione del Festival ha confermato un trend positivo che negli ultimi tre anni, dall’insediamento del nuovo direttivo, era già stato evidenziato. L’edizione 2014, dal 17 al 21 settembre, ha visto 27 ospiti e ha offerto oltre alle presentazioni dei libri, una mostra fotografica, laboratori nelle scuole primarie e secondarie, un aperitivo letterario, una performance di video-mapping e una serata di musica e poesia con il format “Parole Note” di Radio Capital. Abbiamo avuto una media di 350 presenze per ciascuno degli appuntamenti in programma. Siamo stati ancor più capillari sul territorio avendo coinvolto otto piazze pubbliche e tre corti gentilizie, senza trascurare la presenza giornaliera nelle scuole primarie con la partecipazione più di trecento alunni, e l’evento destinato a duecento studenti provenienti da tutti gli istituti superiori di Lucera presso il Liceo Bonghi-Rosmini.
Bruno: La Fiera del Libro di quest’anno ha avuto un enorme successo, al di là delle nostre più rosee aspettative, in termini di partecipazione (circa 10mila visitatori in tre giorni, deducibili dai registri dell’Info point accoglienza), provenienti anche da fuori città e, persino, da altre regioni, e in termini di vendita libri (circa 1200 i titoli venduti).
Più in generale, da dove siete partiti e dove siete arrivati.
Colavita: In generale siamo partiti dalla mancanza di iniziative che sintetizzassero i nostri interessi. Alcuni di noi vengono fuori dall’esperienza di un collettivo studentesco abituato a fare un po’ di ‘casino’ su molti fronti. Abbiamo promosso e organizzato per 5 anni un concorso letterario, Baol, che metteva insieme i tre atenei del sistema universitario pugliese. Da quell’esperienza abbiamo ‘partorito’ questo insano sogno di imbastire un Festival a Foggia, Questioni Meridionali appunto, in grado di miscelare e parlare più linguaggi attorno a un determinato tema. La collaborazione con organizzazioni di volontariato e Ong e, di qui, la necessità di affrontare a modo nostro tematiche di forte incidenza sociale è stata uno sfogo naturale. Dalla 1° alla 3° edizione abbiamo alzato sempre di più il tiro: messo insieme libri, musica, fumetti, mostre, video; collaborato con molte realtà, un po’ per esigenza, un po’ perché il confronto a più voci è sempre molto fecondo. Ci siamo consolidati da soli e soprattutto dal basso. Questo è l’impasto di Questioni Meridionali.
Apicella: Lucera è da sempre stata crocevia di culture diverse, ciò è visibile nei monumenti e nelle architetture cittadine. Il Festival si impernia su questo scheletro di storia e tradizioni della città, rispecchiandone l’essenza con l’obiettivo di proiettarla nel futuro.
Ci siamo chiesti se esistesse una letteratura mediterranea? Se fosse possibile rintracciare degli elementi di connessione nell’area del Mediterraneo? In dodici edizioni, affrontando temi di ampio respiro, si è cercato di dare risposte a queste domande e con l’ultima edizione, dedicata all’identità, si è provato a fare un resoconto che riguardasse non solo la letteratura ma la natura stessa del Festival.
Il risultato è stato, oltre ogni aspettativa, rassicurante e ha aperto una discussione che animerà il nostro Festival ancora per lungo tempo.
Bruno: Il progetto Fiera del Libro è nato nel 2010 da un gruppo informale di 5 giovani neolaureti, appassionati di libri, non rassegnati all’assenza di una libreria in una cittadina di 60mila abitanti. Dopo il successo iniziale è nata nel 2011 l’associazione OltreBabele, che ha riempito un vuoto culturale nella città con una serie di iniziative durante tutto l’anno (convegni, presentazioni di libri, laboratori scolastici, visite guidate). Da allora i volontari si sono quintuplicati (oggi siamo 25 età media 25 anni) e la fiera del libro è diventato un punto di riferimento per il nostro territorio.
Quali sono le difficoltà maggiori che incontrate e quale invece la ricaduta sul territorio?
Colavita: Le difficoltà sono soprattutto di carattere economico e di rispondenza con le Istituzioni di qualsiasi colore esse siano. La cosa più inquietante è però vedere realtà che cercano di promuovere cose altre, scopiazzando qua e là, piuttosto che entrare a far parte della ‘famiglia meridionale’ che è la rete che abbiamo costruito con Enti, associazioni, librerie, ONG e organizzazioni di volontariato, famiglia che è inclusiva e aperta. Avere un festival culturale a Foggia di livello credo sia importante più per la città che per le associazioni che lo propongono. Questi personalismi penso siano il problema principale di Foggia in cui il ‘particulare’ da sempre è stata la prima causa di quello che Vendola ha chiamato foggianesimo. Che senza troppo moine, esiste, e va combattuto. A Lucera e Cerignola, ma anche a Bari, Lecce, Martina, per rimanere in ambito regionale, ci sono manifestazioni organizzate da ragazzi perché in quei territori li valorizzano i giovani. Qui invece si sgomita coi soliti dinosauri che non si sono estinti e che utilizzano ancora i gettoni telefonici.
Apicella: Organizzare un festival letterario è innanzitutto un’attività economica, comporta il dispiego di risorse umane, di tempo e di professionalità. La difficoltà più ardua è quella di far comprendere l’effetto moltiplicatore che il Festival può avere, non solo perché opera una redistribuzione delle proprie risorse, ma soprattutto perché in una visione a medio termine può costituire una leva per l’economia locale. E’ quindi sempre molto complesso convincere gli sponsor ad investire in un’attività culturale, abituati a credere che con la “cultura non si mangia” e restii a intravederne le opportunità. Seppur la cittadinanza sia vicina al Festival e lo segue con grande partecipazione, attendendolo per tutto un anno, non sempre le amministrazioni hanno premiato questo evento seppur da quest’anno si è potuto avvertire un cambiamento di rotta che ci si augura perduri nel tempo.
Bruno: Le difficoltà maggiori che riscontriamo oggi, avendo superato la diffidenza iniziale di molti, sono di natura economica. Abbiamo difficoltà a trovare sostegni concreti istituzionali (al di là dei sorrisi e dei complimenti). Per fortuna, i privati hanno colto il valore del nostro operato e cominciano ad esserci vicino, ma non basta. Credo, però, sia una difficoltà condivisa con altre realtà operanti in questo ambito. La ricaduta sul territorio è gradualmente cresciuta.
La Fiera del Libro è un contenitore di idee, è aperta a collaborazioni esterne, fa rete con le realtà del terzo settore, con la Scuola (oggi ben 9 scuole aderiscono ai nostri progetti): è la fiera di tutti coloro che amano la nostra terra e che vogliono mostrare il suo lato più pulito.
Punti di forza e punti di debolezza della vostra proposta culturale?
Colavita: Partiamo dai punti di forza. Uno: SpazioBaol, che è l’associazione alla base di Questioni Meridionali non ha un’attività commerciale, non ha un locale né una libreria. Quindi non abbiamo interessi di alcun tipo ma organizziamo in maniera appassionata e disinteressata l’iniziativa collaborando o appoggiandoci di volta in volta a librerie partner come Ubik, a locali, cinema, teatri o alla Biblioteca. Due: Questioni non si esaurisce solo nei giorni del Festival a settembre. Abbiamo organizzato appuntamenti off o anteprime pre-festival come la BookZone anche in altri periodi dell’anno. Tre: l’alfabeto utilizzato, che non è solo un fatto linguistico, è un alfabeto dell’alternativa che ci permette di essere freschi, giovani e veloci. Ci sono presentazioni di libri in cui prima di ascoltare l’autore bisogna sorbirsi il sindaco corrosivo, il vicesindaco ottantenne, l’amante del presidente, l’aiuto-presidente, il parcheggiatore abusivo. A finale l’autore per cui tu sei lì inizia a parlare dopo un’ora e lo fa per dieci minuti perché non c’è più tempo. Ecco, a Questioni cose così non accadono.
Apicella: L’associazione Mediterraneo è Cultura che è promotrice e organizzatrice del Festival da dodici anni lavora senza lucro e senza sosta al Festival. Il nuovo direttivo, in carica da tre anni, ha conservato l’attitudine a fare del Festival un momento di condivisione, instaurando un rapporto di familiarità con i propri ospiti e facendo della “lentezza” del Sud un valore aggiunto, seppur come da prassi dietro le quinte il lavoro sia frenetico. Ma il nuovo direttivo si è anche trovato ad operare una sorta di “miracolo”, impegnandosi a mantenere uno standard alto della propria offerta culturale con risorse sempre più ridotte e sempre più difficili da raggiungere.
Bruno: I punti di forza sono sicuramente il coinvolgimento dell’intero territorio nelle attività fieristiche, la competenza, lo scrupolo e lo spirito di abnegazione dei giovani volontari di OltreBabele. I punti di debolezza fatico a trovarli, ma siamo ipercritici nelle nostre riunioni di bilancio associative post-fiera al fine di migliorarci sempre più. E i risultati credo siano evidenti agli occhi di tutti. L’unico neo è rappresentato dalla possibilità di non poter creare un ponte stabile di attività durante tutto l’anno, anche per mancanza di un luogo fisico dove poter svolgere al meglio le nostre attività. Una sede fissa di OltreBabele e della Fiera potrebbe rappresentare un salto di qualità e sopperire alla mancanza di librerie ‘attive’ nella nostra Cerignola.
Avete iniziato a parlare di ‘rete’ tra Foggia, Cerignola e Lucera. Come e cosa vi ha mosso su questa strada e cosa pensate si possa concretamente organizzare? Come pensate di tesserla e poi di portarla avanti?
Colavita: Abbiamo frequentato e conosciuto i Festival di Lucera e Cerignola nelle passate edizioni. Adesso che abbiamo consolidato Questioni potremmo metterci insieme per disegnare traiettorie migliori. I 3 Festival hanno molte cose in comune: sono manifestazioni che si svolgono tutte nello stesso periodo (settembre); sono organizzate e coordinate da associazioni giovani composte da ragazzi che condividono interessi, sogni, difficoltà e porte sbattute in faccia. Iniziative culturali come questi Festival, che mettono in circolo determinati temi, servono alle città per crescere e allargare i confini, conoscere, per poi approfondire. E la cultura fa vivere meglio con se stessi e con gli altri. Mettersi insieme può aprire nuovi scenari, collaborazioni e soprattutto creare un percorso culturale in Capitanata capace di generare quella ricaduta anche economica che un territorio culturalmente attrattivo inevitabilmente comporta. I primi passi da fare: dare un volto e un nome a questa “rete” e pianificare eventi comuni, globali. Se dovesse funzionare questa collaborazione, di rimando, avremmo messo in contatto anche i cittadini di Foggia, Lucera e Cerignola.
Apicella: La proposta di una rete tra i Festival culturali della Provincia di Foggia è stata accolta e condivisa già nel corso dell’edizione appena conclusa: abbiamo dato spazio alla rete, presentandone la creazione e gli obiettivi comuni al nostro pubblico e ai media. In un territorio come quello di Capitanata la rete dei Festival può costituire un’occasione per cementificare anche nel Nord della Puglia l’amore per la cultura e le arti. La ricchezza maggiore viene dall’eterogeneità delle proposte culturali: la Fiera dell’editoria e del giornalismo di Cerignola, il Festival Questioni Meridionali e il Festival della Letteratura Mediterranea hanno ambiti diversi e si rivolgono a un pubblico estremamente ampio che abbraccia l’intera provincia. Programmare i Festival nel mese di Settembre garantisce un continuo flusso di eventi nelle tre città. Instaurare quindi una mutua partecipazione e un mutuo scambio può solo che favorire la crescita del territorio e anche il peso delle proprie istanze nelle sedi istituzionali.
Bruno: L’idea di una rete apre nuovi scenari per i festival culturali del foggiano. Penso che, unendoci, possiamo avere più voce in capitolo in eventuali tavoli istituzionali, possiamo programmare attività parallele in modo da provare a realizzare un ‘turismo culturale’, possiamo scambiarci contatti, idee. Propongo un incontro già alla fine di ottobre per definire i primi step operativi di questa nascente rete (cui dovrà essere dato, in primo luogo, un nome e un obiettivo comune). Sarebbe auspicabile buttare giù un’agenda di iniziative pre-festival e pro-festival, e, una volta codificate le idee, provare a presentarle nelle sedi più opportune perché esse possano trovare forma concreta. Insomma, dobbiamo iniziare a progettare insieme e a lavorare concretamente. Noi di OltreBabele ci crediamo.