Nulla pare smuovere la decisione del commissario Fabio Costantini di ridurre gli orari della biblioteca provinciale. Un intervento duro, a gamba tesa, che sta suscitando un mare di proteste. Voci di corridoio, dopo la riunione dei sindacati tenutasi ieri pomeriggio, danno possibile una sospensione del provvedimento sino alla fine di maggio, ma il punto di vista sembra chiaro. La gestione della Magna Capitana da parte della Provincia, abolita con la legge renziana 56, si configura sempre più come una “stranezza”. Da un lato la sua posizione perentoria poiché la “cultura” non è funzione dell’ente, dall’altra una tradizione consolidata, uno dei pochi baluardi culturali rimasti in una città senza luoghi di aggregazione giovanile e senza teatri. Mentre la città si indigna, i sindacati si fanno la guerra. C’era un accordo di pre-intesa fra il dirigente del personale dell’ente e i sindacati che includeva la turnazione per la biblioteca, non firmato dalla Uil.
Lo scontro è sul fondo di incentivazione che, con gli anni, si è fatto sempre più esiguo e che, con l’apertura del sabato, viene assorbito per una buona parte dai dipendenti della Magna Capitana. Rappresentano il 10% del personale, difeso dalla Cisl, quasi integralmente. Siccome il commissario prefettizio non ha ancora ratificato l’accordo, è possibile un ritorno in sede di contrattazione eliminando la turnazione. Si potrà ripartire diversamente il fondo, ma il risparmio non c’è perché è spesa destinata comunque al personale. Possibile che si pensi a diminuire le spese di gestione, quali la luce e il riscaldamento.
Intanto, com’è noto, una petizione online sta ricevendo migliaia di adesioni, insieme alle prese di posizione della politica e le pagine su facebook. Oggi è previsto un sit-in organizzato dalle associazioni Link Foggia e Uds davanti a Palazzo Dogana. Nel pomeriggio, su iniziativa di Mario Salcuni e di un gruppo di giovani candidati Pd al consiglio comunale, l’iniziativa si sposta davanti alla sede della biblioteca.
Stupito e indignato per quanto è avvenuto, anche il presidente Aib Puglia Waldemaro Morgese: “La notizia che il commissario straordinario della Provincia abbia deliberato di ridurre le ore di apertura della grande biblioteca ‘La Magna Capitana’ a quelle di un qualsiasi ufficio burocratico, sottraendo ben 30 ore settimanali alla fruizione dei cittadini, lascia quasi increduli”. Ma a turnare, nella sua delibera, possono essere solo la “le portinerie e la polizia provinciale”. L’invito è a “recedere” dalle sue decisioni per difendere “un importante presidio culturale della Capitanata, protagonista rilevante di welfare non assistenziale per decine di migliaia di cittadini”.
Intanto l’aria che si respira fra i dipendenti è di profonda amarezza. “Rispetto ai sacrifici personali che facciamo, l’indennità di turno è cosa minima, la chiusura pomeridiana taglia fuori l’utenza libera”. Ci sono 6 servizi da gestire nelle sale ragazzi e altrettante stanze, 11 nelle sale adulti. Hanno una media di 120 visite guidate l’anno di molte scuole che arrivano di pomeriggio “perché i genitori possono accompagnarli”.
Il loro budget è molto risicato: “Dal momento del commissariamento abbiamo problemi anche nell’acquisto dei libri, i fondi per celebrare i 40 anni della biblioteca li abbiamo raccolti grazie ai privati, ma non per questo non organizziamo eventi. Poco fa abbiamo allestito anche una straordinaria mostra biblica con manoscritti antichi”. Tanto per dirne una, ma il medagliere è ricchissimo.
La domanda che si pongono è anche questa:“Capisco che non possono assegnarci capitoli di spesa, ma quei soldi risparmiati a chi andranno, alla performance di qualche pubblico dipendente? Il commissario avrebbe dovuto gestire il passaggio al nuovo ordinamento. Siamo rammaricati, non hanno ascoltato nessuno, si torna indietro di 15 anni, questo è l’unico servizio pubblico che funzioni in questa città, un fiore all’occhiello che fa parlare di Foggia in Italia, un luogo caldo in inverno e fresco d’estate. Qui si socializza, si acquista un’identità”.
I dipendenti raccontano anche delle storie, come quei ragazzini che frequentano la biblioteca dalla quarta elementare e ora fanno giochi di ruolo attraverso la lettura, e sono alle superiori. “Stamattina un papà che non vive a Foggia, mi ha detto che dopo sette anni perde un luogo di incontro con suo figlio: si facevano i compiti, andavano al bar, chiacchieravano”. Alle celebrazioni per i 40 anni dalla nascita della Magna Capitana le mamme esibivano le tessere del 1974, le prime.
Il presidio in difesa della biblioteca, che ha organizzato un sit-in davanti a Palazzo Dogana, scrive sulla sua pagina fb: “Chi uccide la cultura uccide la città”. Roberta Pilar Jarussi una scrittrice e dipendente della biblioteca, ha raccontato la sua esperienza all’interno della struttura su minima et moralia (LEGGI). Ecco il passo finale, quello del bibliotecario che non c’è e l’utente sempre più utente: “Se una biblioteca chiude, fa male a tutti. Tutti almeno una volta siamo entrati a cercare un libro raro, e poi lo abbiamo trovato (..) tutti, quella volta, abbiamo maledetto la pioggia che ci bagnava, la scadenza che ci alitava sul collo, il documento che non avremmo recuperato in tempo, il bibliotecario che c’avrebbe capito, c’avrebbe aiutato, che però, maledizione, non c’era. Tutti siamo utenti”.