Chiuso il cantiere, dopo sei mesi la Chiesa cattedrale di Cerignola riapre al culto domani, appena in tempo per accogliere la patrona di ritorno sabato dal santuario sull’alta ripa dell’Ofanto. Alle 18.30 si svolgerà non “l’inaugurazione del Duomo” ma “la cerimonia di dedicazione del nuovo altare”, presieduta dal vescovo della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, Felice di Molfetta, come ha ricordato stamane il vicario generale don Carmine Ladogana, in occasione della conferenza stampa che si è tenuta nei locali del seminario vescovile, alla presenza dei direttori dei lavori, l’architetto e progettista bitontino Tommaso Maria Massarelli e l’ingegnere cerignolano Marcello Cioffi, coadiuvati dal coordinatore della sicurezza, l’architetto Lele Defilippis. Un incontro “voluto dal vescovo per illustrare alla stampa locale il progetto”, ha esordito Angelo Giuseppe Dibisceglia, direttore dell’ufficio diocesano Comunicazioni sociali. Un’occasione, per la chiesa locale, per dirimere ogni dubbio sull’andamento generale dei lavori di riqualificazione funzionale del presbiterio e di realizzazione del conditorio all’interno del Duomo Tonti e porre la parola fine alle polemiche degli oppositori. Fu la sezione cerignolana dell’Archeoclub d’Italia, in uno con il Museo Etnografico di Cerignola e del Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, facenti capo a Matteo Stuppiello e Salvatore Del Vecchio, a promuovere la raccolta firme (oltre 7mila) contro la realizzazione della “cripta-mausoleo”, per impedire, a loro dire, che venisse violata l’“originalità” e “integrità” del Duomo, di proprietà del Comune di Cerignola, progettato da Pisanti e realizzato con il lascito e per volontà testamentaria di Paolo Tonti, a cui è intitolato. Una questione resa ancor più spinosa per il comprensibile coinvolgimento emotivo, sentimento di appartenenza e forte senso di identità trasposto in quel cupolone visibile da ogni ingresso della città, e per le implicazioni sul piano etico-morale insite nella scelta di spendere economie della diocesi (450mila euro l’importo complessivo dei lavori) non in linea con l’immagine della “chiesa povera per i poveri” predicata da Papa Francesco. Un intervento rispetto al quale anche i professionisti dell’ArCe (associazione degli architetti di Cerignola), a suo tempo, vollero confrontarsi al fine di esprimere un parere ufficiale mai pervenuto, che è diventato oggetto del dibattito consiliare e che ha inasprito a suon di sberle antichi dissapori tra rappresentanti delle istituzioni civili e religiose. Un concentrato di reazioni che per la sua esperienza professionale Massarelli non ha riscontrato in interventi analoghi. “Per me è stata una situazione anomala -ha confidato a l’Immediato-. Capita che un edificio tutelato sia soggetto a particolari attenzioni, ma mai in questa dimensione. Mi sorprende la dimensione e soprattutto gli argomenti sul piano tecnico, completamente distaccati dalla realtà”. Quanto al piano etico-morale, sospende il giudizio: “non sarebbe professionale”. “Noi come architetti -ha precisato- abbiamo un dovere deontologico di operare nel momento in cui c’è un mandato conforme alla legge”. Il progetto si è sviluppato su due piani di intervento. In corrispondenza della zona presbiteriale è stata realizzata una piattaforma “con maggiore superficie funzionale in modo da consentire ai celebranti di svolgere attività in totale sicurezza e in leggera elevazione rispetto al pubblico, che così può fruire meglio la celebrazione”, ha spiegato il tecnico. L’altro intervento è l’inserimento del conditorio, “un ambiente di contemplazione e preghiera deputato ad accogliere la sepoltura degli ordinari diocesani”. “Nel contesto di questi lavori -ha aggiunto- se ne sono fatti altri per conseguenza”.
Il coro con gli stalli capitolari è stato rimosso per consentire le operazioni di scavo, e poi ricollocato dopo essere stato restaurato, e in quell’area è stata realizzata una mini musealizzazione attraverso la deposizione di quadri prima abbandonati. Quanto ai rilievi critici sul piano tecnico, replica: “Sono state effettuate tutte le verifiche di stabilità effettuate sulla base delle normative vigenti prima di mettere mano ai lavori”. Gli organi competenti hanno richiesto, infatti, uno studio preventivo di compatibilità statico-strutturale tra il conditorio e le fondazioni del Duomo. Le Soprintendenza ai Beni artistici e Archeologici, gli ufficio urbanistica e sanità e igiene locali e l’ufficio sismico della Provincia di Foggia hanno validato le procedure e ispezionato i lavori attraverso i loro funzionari delegati. I lavori sono iniziati a ottobre scorso, con il tracciamento del conditorio (4 metri di altezza) e “lo scavo nel catino absidale, non in asse con la cupola”, ha ricordato il direttore dei lavori per correggere le inesattezze che si sono rincorse per la durata del cantiere. Tra queste anche la “questione della falda freatica, “che in realtà è collocata a oltre 10 metri di profondità, come già accertato nel corso di indagini geognostiche passate, mentre le fondazioni del monumento insistono ad una profondità di 6 metri. Se vi fosse stato un problema di falda, ne avrebbe già pagato le conseguenze il Duomo”, ha proseguito spiegando passo passo l’avanzamento dei lavori illustrato dalle slide. Sono state fornite spiegazioni anche sul chiacchierato fermo ai lavori, quando si è verificato lo svenimento di un pavimento ed è emersa una sottostruttura rimossa dopo che i rilievi dei tecnici della soprintendenza archeologica hanno accertato essere un pozzo verticale. “È stato un cantiere complesso -la sintesi di Massarelli- “perché non è stato facile inserirsi nello spazio di un monumento tutelato, in modo rispettoso nei confronti del monumento medesimo, non cagionando danni al monumento dal punto di vista materiale e dal punto di vista architettonico. Questo posso assicurare, che non c’è stata alcuna interferenza e niente. dell’esistente, è stato rimosso. Tutto è stato conservato”. Anche la gradinata per accedere al piano dell’altare, integra sotto la nuova.