È di Lesina il giovane protagonista del racconto consegnato alle pagine online del Corriere della Sera da Rosa Maria, pediatra e madre di tre figli. Sul blog InVisibili, che porta allo scoperto storie di ordinaria fatica e straordinario coraggio, raccogliendo testimonianze di persone spesso invisibili (“la condizione nella quale troppo spesso vive chi ha a che fare con una disabilità”), mamma Rosa scrive del secondogenito Giovanni, al terzo anno di Medicina, presso l’Università di Foggia, dopo aver superato tre test d’ingresso (Statale,Cattolica, San Raffaele). “Vuole fare il neurologo, io sono certa che sarà prima di tutto uomo in ascolto e in cammino perché l’invisibilità l’attraversa ogni giorno da sempre”, scrive la donna, orgogliosa e grata ai suoi figli. “Il più grande per tanto tempo ha sofferto e forse pensato che quel fratello speciale era figlio unico, perché allontanava per troppo tempo i genitori. Quando è nato il secondo dei miei figli -confida a InVisibili-, le coordinate della mia vita sono cambiate. Le reazioni iniziali, emotive, sono state le stesse che vivono tutti coloro che si immergono nel mondo dell’handicap. Il rifiuto, la rabbia, la paura, il dolore. Poi cerchi di capire, accetti e inizi una grande avventura umana”. Quella “grande avventura umana” comune a tante altre famiglie, che come la famiglia Ricciardi di Lesina, si sono scontrate con i limiti della disabilità dei propri figli, senza arrendersi all’evidente. Come quando alla visita di controllo a Bologna dissero a mamma Rosa che Giovanni non avrebbe mai camminato da solo. È affetto da tetraparesi spastica, una forma di paralisi cerebrale che colpisce entrambi gli arti, superiori e inferiori. “Fino a sedici anni Giovanni ha usato la sedia a rotelle, poi da solo, aggrappandosi alla sua distonia, ha deciso di camminare, contratto, madido di sudore, barcollante, ma in piedi”. E oggi Giovanni sperimenta l’autonomia, come racconta mamma Rosa: “viene aiutato al mattino da una signora, guida un’auto con comandi adeguati a lui e ha molti amici. Giovanni è stato inserito in un progetto di vita indipendente della regione Puglia. Lo guardo in silenzio e vedo davanti a me un uomo che conosce la sofferenza, ma non si arrende”. Da alcuni mesi vive da solo, nella casa dello studente a Foggia. Per due anni ha fatto il pendolare: sveglia alle 5.30 per raggiungere il capoluogo dauno in 80 minuti di pullman e poi rientro a casa, al tramonto, con papà Andrea. Ingegnere specializzato in architettura della salute a Ginevra, è entrato a far parte della Commissione Regionale Politiche Sociali Puglia. È stato segretario nazionale di Sfida (Sindacato Famiglie Italiane Diversa Abilità) e socio fondatore in Capitanata di Superamento Handicap. Si è rimboccato le maniche lui per primo, per costruire e rivendicare condizioni di vita adeguate alle esigenze delle persone con disabilità anche in Puglia. Lo ha detto chiaramente mamma Rosa, e sarà stato così anche per suo marito. “La disabilità di mio figlio ha determinato e segnato anche il mio stile lavorativo. L’ascolto, l’empatia che cerco di dare ai bambini che seguo e che mi hanno sempre regalato una gioia esistenziale. Abbiamo molto da imparare dai bambini e la nostra società lo sta dimenticando”. Dai suoi genitori, invece, Giovanni deve aver imparato a battersi per realizzare i suoi obiettivi. Proseguire il percorso di studi, quest’anno, con il gravoso impegno delle cliniche da seguire, da pendolare e con le sue difficoltà fisiche, sarebbe stata un’impresa titanica. Grazie al progetto regionale indirizzato a chi ha bisogno di piccoli aiuti quotidiani per mettersi in gioco, dai più comuni gesti giornalieri, come allacciarsi le scarpe e abbottonarsi le camicie, Giovanni può avvalersi di un’assistente che lo aiuta a vestirsi o a sistemare la camera, e dal novembre scorso, con l’entusiasmo dei suoi ventun’anni, vive, per la prima volta lontano dal protetto ambiente domestico, in autonomia. Si chiamano Progetti di Vita indipendente (Pro.Vi) i percorsi finanziati dall’Assessorato al Welfare per garantire alle persone disabili della Puglia (con disabilità motoria e in età compresa tra 16 e 64 anni) di vivere la propria vita in autonomia. Per farlo la Regione ha messo in campo complessivamente 8milioni di euro. “Il feedback è stato enormemente positivo” per quanto lo riguarda, riferisce a l’Immediato Giovanni, immerso nella routine universitaria, tra lezioni e appelli. “Questa esperienza di percorso in autonomia, lontano da casa, rispettando i miei tempi e le mie esigenze e gestendomi da solo il tempo e lo spazio si è rivelato estremamente positivo. Sono soddisfatto. Ho avuto anche un ottimo ambiente di confronto con i ragazzi della mia età e anche più grandi. Vita indipendente è un ottimo strumento per la riconquista di tante piccole autonomie quotidiane che insieme fanno tanto. Ti fanno apprezzare di più la vita”.